Il Barça fa triplete Il Milan fa autogol Ma che spettacolo!

Catalani primi nel girone, ancora troppo forti. Van Bommel apre la via a Messi e compagni

Il Barça fa triplete  Il Milan fa autogol  Ma che spettacolo!

È il più forte e bisogna inchinarsi dinan­zi al più forte. Come fanno i milanisti, leali fino in fondo, che vanno alla fine a rendere omaggio ai loro rivali. Unici e ancora inarri­vabili come certi amori giovanili. Applaude anche San Siro perché ha goduto di uno spet­tacolo da raccontare ai figli e ai nipoti, torna­ti a casa. Primato al Barcellona e secondo po­sto al Milan: niente da dire. Non è una vergo­gna subire il palleggio del Barcellona. Non è nemmeno una vergogna ammirarne la per­­fetta organizzazione e il talento tattico che non ha cedimenti di alcun genere pur sotto­posto alla pressione del Milan.

Allora è il ca­so di dirlo alto e forte: questo Barcellona è an­cora una montagna troppo alta per essere scalata dal Milan che consuma ogni miglio­r­e energia pur di non sfigurare al confronto. Prima di entrare nel dettaglio di una sera­ta da­ consegnare agli archivi del calcio conti­nentale, bisogna ringraziare di cuore Milan e Barça per lo spettacolo offerto: chi vuole di­vertirsi deve abbonarsi al Camp Nou oppu­re seguire, in processione, come dietro un santo protettore, le perfomances dei catala­ni.

Se persino fuoriclasse del calibro di Thia­go Silva riescono a sfigurare al cospetto di Messi e di Xavi, di Thiago Alcantara che non è certo un top player come usa dire ai tempi nostri, allora vuol dire che l'armata di Guar­diola è davvero al di sopra di ogni attesa. I cin­que sigilli conclusivi sono la cornice dentro la quale conservare un quadro d'autore. Il Barcellona affronta col piglio del più forte e del più sicuro il Milan fin dalle prime battute dominando il possesso della palla e il gioco e allestendo le sue trame che sono una spe­cie di tortura per i rossoneri, costretti a rin­correre sempre. Al Milan non restano che al­cunefiammate, alcunedeterminatedall'or­goglio, altre ancora legittimate dalla cifra tecnica dei protagonisti: per esempio See­dorf e Ibra che rispondono per le rime a Mes­si.

È vero, dopo l'autorete di Van Bommel (nata in capo a una distrazione colossale di Zambrotta), Robinho si divora una palla­gol da guiness dei primati, prima che la col­tellata di Ibra rimetta in sesto il risultato ma nel frattempo Abbiati si guadagna la pagnot­ta e­anche il companatico con una serie di in­terventi preziosi. In qualche occasione, per svellere il pallo­ne dai piedi dei catalani, bisognerebbe uti­lizzare il taglia- erbe e invece il Milan si met­te con la santa pazienza e due volte riesce nell'impresa di risalire la corrente. Comin­cia Van Bommel allora (autorete) pressato da Xavi e risponde Ibra, riprende il filo Messi su rigore, generoso (spintarella di Aquilani sulla schiena di Xavi), e Boateng in avvio di ripresa restituisce la parità assoluta con un numero spettacolare.

Alla fine il blitz di Mes­si per Xavi, mentre tutta la difesa rossonera sembra diventata di carta velina, è un inno al calcio verticale e al talento di questo strepi­toso gruppo, allenato da un signor allenato­re. L'assalto del Milan viene così respinto in modo definitivo e solenne: per avvicinarsi al Barça deve farne di strada. Ibrahimovic, atteso alla prova del fuoco, si ritaglia un solo momento di gloria, al mo­mento del gol: difficile pretendere da lui, ol­tre alla fatica enorme fatta.

Messi, il suo con­­traltare, è uno spettacolo nello spettacolo. Basta ammirarlo quando parte, palla al pie­de, per ammirare la sua classe che in pochi riescono a frenare.

Quando si perde così, co­me succede al Milan, è il caso di alzarsi dalla sedia e inchinarsi. Perché questo Barcello­na è un portento di squadra e solo se doves­se accadere un cataclisma è pensabile che gli si possa portar via la Champions, anche in questa edizione.

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