Barenboim «gioca» il tris con la Staatskapelle Berlin

E adesso tocca al «Barenboim tre». In un fitto intreccio il numero uno è stato quello del Giocatore di Prokofiev, il numero due il pianista impasto di passione e sapienza a tu per tu con l'integrale beethoveniana. Il terzo è quello che stasera alla Scala, ore 20, nella veste più ufficiale di mito del repertorio sinfonico, torna con la sua Staatskapelle Berlin. Al Piermarini, il prestigioso complesso c'era stato un anno fa, diretto una sera dall'esprit de géométrie di Pierre Boulez e l'altra dal più dionisiaco Daniel. Quanto a Barenboim, che con l'acclamato e premiato Tristano inaugurale della stagione 2007/8 ha iniziato ufficialmente la sua vita di direttore di riferimento della Scala, s'è gia detto molto. Nato a Buenos Aires e naturalizzato israeliano, Baranboim cresce tra il fuoco del conflitto israelo-palestinese e lo somatizza. Tanto da decidere di affinare il suo mezzo e fare della musica una bandiera di libertà e fratellanza. Libertà che significa anche portare per la prima volta Wagner a Gerusalemme, dove il Preludio del Tristano, eseguito come bis, suscita un gran putiferio. E fratellanza, che è appunto l'ormai famoso atelier della West-Eastern Divan, l'orchestra di ragazzi nemici che cercano la pace attraverso la catarsi artistica. Barenboim «maestro scaligero», resta il genius loci della Staatsoper Unter den Linden e della Staatskapelle Berlin, una delle più celebri orchestre dei paesi di lingua tedesca. La sinfonica, legata all'Opera Unter den Linden e documentata come Cappella di Corte già nel 1570, è la più antica della città e fra le più antiche del mondo. L'orchestra, nel tempo, è stata forgiata da Spontini e Mendelssohn, Richard Strauss e Erich Kleiber, Furtwängler e Karajan. Poi, nel 1992, è arrivato Barenboim, il Generalmusikdirektor che dal 2000 ne è «Direttore a vita». Con lui ha girato il mondo, arricchito l'attività discografica, ampliato il repertorio. Oggi Baremboim domina quell'orchestra granitica, dal suono scuro e dal senso della compattezza timbrica e della verticalità. Lui non l'ha addolcita: ha solo potenziato disciplina, quadratura e senso dell'intepretazione. Con lui le letture sono diventate vive, dirette e ricche di preziosità.

La Staatskapelle, che fino al famoso '89 del muro era un'orchestra dell'est, aspira ogni giorno di più alla perfezione. Che arriverà puntuale con i caratteri che Dna comanda. Per la Scala, Sinfonia n.8 in Do minore di Bruckner.

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