Bari, città degli scandali che insegue i riflettori

L’assurda rivincita del capoluogo pugliese. Un tempo accidioso, ora fa più chiasso possibile per restare protagonista Il caso D’Addario, la Sanitopoli rossa, il Petruzzelli infinito, persino lo sbarco dei texani nel calcio: accade tutto qui

Bari, città degli scandali che insegue i riflettori

nostro inviato a Bari

Bari si sveglierà con i verbali sul parabrezza. Tutto quello che ruota attorno a via Sparano è un tappeto di multe. Sono le cinque del pomeriggio, sta finendo la controra: la gente non ha ancora capito se i vigili che stanno esaurendo i loro blocchetti c’entrano con questa città impazzita. Qualcosa dev’esserci, comunque. I vigili, dai. Non s’è mai vista tanta precisione e tanta solerzia. Bari non si riconosce. Una città abituata al nulla che s’è trovata immersa in ogni cosa, in una confusione di titoli, schiaffi, risate, preoccupazioni, popolarità, notorietà, amori, odi, infatuazioni, eccessi. Succede tutto qui, santo cielo. Un anno così, vissuto al contrario di come si vive normalmente, opposto all’andamento lento che le è naturale, che le dona a meraviglia, che la fa sentire se stessa. È arrivato qualcosa e dietro il resto. L’ultima dei texani che si vogliono comprare il Bari calcio, che vogliono mettere le mani sull’immensa fonte di passione che il pallone trascina in città. I texani, americani più americani degli americani: un cappello, un cavallo e gli speroni. Una barzelletta, o qualcosa del genere. Invece adesso qualcuno ci crede, anzi lo fanno in molti: i giornali, le televisioni, i politici, gli imprenditori, la folla. Tutti. Perché questo non è un periodo normale, non è l’anno scorso e neanche quello prima e quello prima di quello prima.
È la stagione della baresitudine sparsa a pioggia nel dibattito politico, giudiziario, mondano, sportivo, culturale, turistico. Sarà stata tutta colpa di quello sceicco dell’Oman che venne qui esattamente un anno fa e si portò dietro la scorta, le macchine, i panfili, la servitù e, oltre a tutto questo, una scia di voci e di sussurri che evidentemente hanno alimentato tutto quello che è successo dopo. Perché qui non lo capisce nessuno che cosa sia accaduto, così di botto, così in sequenza, così all’improvviso. Bari, Bari, Bari, Bari. Bari ovunque. Calma, pensano qui, in ogni sottano della città vecchia, così come nei palazzi dei professionisti del quartiere murattiano. Calma, cioè la parola che riassume il modo di vivere autoctono: l’arte di perdere tempo per guadagnare tempo. Invece niente. I vigili, ci si mettono pure loro. Ultimi esempi di questa fragorosa e sospetta vivacità. Ma come fa una città abituata all’accidia e all’indifferenza a trovarsi al centro di tutto? Qui, contemporaneamente, hanno le radici lo scandalo delle escort, l’inchiesta sull’intreccio politico-mazzettaro più succulenta e rumorosa dell’ultimo periodo, questa strana trattativa calcistica sull’asse Adriatico-Texas, la polemica sulla riapertura del Teatro Petruzzelli. Tutto insieme, vissuto non più con distacco, ma con una specie di orgoglio d’appartenenza che si mischia al voyeurismo da ombrellone. Bari è protagonista e protagonisti si sentono tutti i baresi. Così tutti conoscono Patrizia D’Addario che, tra una serata parigina e un’apparizione alla tv turca, torna e si lascia fotografare mentre passeggia e parla al telefono per trattare sul prossimo ingaggio. «Questa è la città della vera marineria, ovvero il contrabbando, il grande affare, il malaffare, sapere insomma cosa fare. Bari che è tutta sopra, sotto e abbascio», come ha scritto qualcuno.
In quest’estate la città si abboffa di notorietà, sapendo che un giorno finirà il polverone delle escort, ma che l’inchiesta sui giri loschi di sanità e politica si prenderà lo spazio che merita e quindi terrà Bari al centro del mondo e al centro del caos. Non si tira indietro nessuno, d’altronde. Non si tira indietro il barese medio e neanche quello che comanda: le ultime uscite del governatore Nichi Vendola, una volta convinto di fare della Puglia un laboratorio politico, adesso promettono di fare di Bari il magazzino dell'insulto istituzionale. Altro non è che la rivisitazione di un detto che qui è sulla bocca di tutti: «CCi ssiì tu?» Cioè: «Tu chi sei?», inteso nel senso del «lei non sa chi sono io». Più o meno è quello che Vendola voleva dire qualche giorno fa al magistrato Desirée Digeronimo, che indaga sulla giunta regionale e soprattutto sull’ex assessore Alberto Tedesco.
Chiasso per sopravvivere e chiasso per tenere alta l’attenzione. Ecco la nuova stagione del baresismo che imperversa e che vuole rimanere il palcoscenico dell'assurdo. E pensare che di Nichi s’era anche detto che nonostante la rivalità ideologica, sarebbe stato il vero e unico erede di Tatarella. Solo che Pinuccio, davanti a tutto questo, avrebbe chiosato con uno dei suoi evergreen: «La politica è un’altra cosa». E lo era davvero qui, una volta. Epoca di fairplay e di educazione. Quando Tatarella salutava al telefono qualcuno dicendo «Ciao bello», dall’altra parte c’era o Massimo D’Alema o Luciano Violante. Col leader dell’allora Ds facevano delle lunghe passeggiate su corso Vittorio Emanuele e se un giornalista li fermava, uno a turno diceva: «Sono in compagnia del secondo più importante politico d’Italia». Presi da soli, alla precisa domanda «Chi è il primo, il più importante?», entrambi rispondevano: «Sono io». Adesso è cambiato molto, forse tutto, se è vero che in questa città i sussurri e i sospiri sono stati sostituiti dalla «scossa» che D’Alema ha evocato e che ha dato inizio alla stagione della chiassosa rivincita di Bari e della sua nuova fama. Tanto rumore per nulla o forse per tutto, cioè il contrario di quello che è sempre stato, perché qui l’agonismo e l’antagonismo, lo scontro e la battaglia, avevano sempre qualcosa di quasi romantico, quasi fosse una specie di passatempo.
Laica, borghese, commerciante, vagamente terzista, liberale. Bari. Mai uno scontro eccessivo, mai una volta attraversata dal clima da guerra civile strisciante. L’ex governatore Salvatore Di Staso, una volta disse: «È l’unico posto dove una fazione può capitolare a un’elezione prenotandosi serenamente per il prossimo giro senza gridare all’anatema». Era la ripresa elegante di quello che il primo sindaco della città nel dopoguerra, Natale Lojacono, diceva con un linguaggio più volgare: «Qui l’urna è puttana». La città si è abituata ad altre prostituzioni. Prima le ha viste sul suo lungomare, adesso sulle pagine dei giornali, dove legge, ogni giorno con la stessa morbosità, l’ultimo capitolo della sua fase da protagonista: il Bari, quindi il calcio. Che qui, come altrove, con la politica e col resto flirta da mattina a sera. In tre mesi il pallone ha vissuto un elettrocardiogramma da tachicardia. A maggio è arrivata la promozione più esaltante della storia: settecentomila persone in piazza, il pullman della squadra travolto dalla folla, un leccese come Antonio Conte portato in trionfo manco fosse San Nicola. Poi ha vissuto la cacciata dell’eroe e adesso la cessione della società, cioè del solo pezzo di prima Repubblica esistente in città e forse in Italia, ovvero la famiglia Matarrese. Trentadue anni di comando e di comandi, di glorie e delusioni. Finisce tutto col rumore che accompagna la città da tanti mesi: con una società straniera che vuole mettere le mani sul calcio barese. Sarebbe l’unica squadra della serie A di proprietà estera. Americana. Texana, a essere precisi. E girano le voci, e si mormora, e si dice, e si fa, e si racconta. Gli affari e i depistaggi. Un altro modo di esagerare. Tim Barton è l’uomo che scala le classifiche di popolarità a Bari. Scalzerà lo sceicco dell’Oman, il governatore Vendola, il sindaco Emiliano, il pm De Girolamo, la escort D’Addario. Scalzerà chiunque, perché tutti dicono che con lui, quando finirà tutto il resto, qui resteranno notorietà, soldi e una nuova era da città impazzita.

Di gioia, aggiungono. L’estate è dei sogni, dei desideri, delle fantasie. Avviene ogni cosa qui, immaginare un futuro da protagonisti non costa molto: ci si sente al centro del mondo. Bisogna solo vedere che cosa c’è dietro. Magari niente.

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