nostro inviato a Bari
La Procura di Bari stringe i tempi nelle inchieste su presunte tangenti nella sanità della Puglia. Sarebbero quattro i fascicoli paralleli affidati ad altrettanti pm che il procuratore aggiunto Marco Dinapoli si appresta a coordinare. In ognuno apparirebbe il nome di Gianpaolo Tarantini, l’imprenditore delle protesi che avrebbe pagato prostitute di lusso per consolidare il proprio giro di affari e perché partecipassero a feste “vip”, tra cui alcune organizzate nelle residenze di Silvio Berlusconi a Roma e in Costa Smeralda.
Ma il suo non è l’unico nome. C’è quello di Alberto Tedesco, ex assessore alla Sanità (Pd) dimessosi in febbraio che ora si appresta a subentrare al Senato al dalemiano Paolo De Castro, neoeletto eurodeputato. C’è quello di Lea Cosentino, manager della Asl di Bari (una delle più grandi d’Italia) nominata da Tedesco. E c’è anche quello di Enrico Intini, amministratore delegato dell’omonimo gruppo e amico di Massimo D'Alema. Il 6 luglio in Procura è stato convocato, come persona informata sui fatti, il governatore Nichi Vendola.
Al centro delle inchieste c’è la gestione di appalti e forniture della Regione, sulla quale Vendola ha avviato accertamenti interni i cui risultati sono stati consegnati ai magistrati. Il sospetto, come dice il senatore Sergio De Gregorio che chiede un’indagine parlamentare, è che «in alcune brutte vicende di appalti truccati si evidenzierebbero pesanti responsabilità dell’establishment del Pd» e che «l’attenzione giudiziaria sul presidente del Consiglio stia fungendo da “ammortizzatore” per evitare che i media si concentrino sul vero fulcro dell’attività d’indagine relativa agli scandali della sanità convenzionata».
L’inchiesta sulle escort di Tarantini nasce infatti dalle intercettazioni dell'imprenditore indagato dal pm Giuseppe Scelsi per la fornitura di protesi della sua Tecnohospital alle strutture sanitarie regionali. L’altro giorno sono stati perquisiti la casa della Cosentino (grande amica di Tarantini) e gli uffici di Intini a Noci (Bari): si sospetta che i tre stessero costruendo un appalto “su misura” per Giampi e Intini.
Un secondo fascicolo è in mano al sostituto procuratore Desirée Digeronimo: qui gli indagati sono una quindicina tra cui Tedesco (anch’egli, come Tarantini, possiede aziende di apparecchiature medicali), imprenditori, primari, dirigenti e funzionari di aziende sanitarie pubbliche. È il pm Digeronimo ad aver convocato Vendola e ad aver indotto Tedesco a lasciare l’assessorato. Da indiscrezioni raccolte a palazzo di giustizia questa indagine potrebbe a breve allargarsi e coinvolgere altri nomi della politica e dell’imprenditoria.
Il terzo fascicolo riguarda accreditamenti di strutture sanitarie private presso la Regione Puglia; l’inchiesta è condotta dai sostituti Roberto Rossi e Lorenzo Nicastro, del pool contro i reati amministrativi (mentre Digeronimo e Scelsi sono della Direzione distrettuale antimafia). L’ultima inchiesta fu aperta dal pm Rossi nel 2003 a carico della Tecnohospital e dovrebbe essere chiusa a giorni. Le accuse, a vario titolo, sono di corruzione, turbativa d’asta, truffa e associazione per delinquere. Su Tarantini pende poi l’ulteriore ipotesi di reato per induzione alla prostituzione e detenzione di cocaina a fini di spaccio. La droga circolava soprattutto nella villa di Porto Rotondo che l’imprenditore aveva affittato l’estate scorsa. La Guardia di finanza ha consegnato una corposa informativa al pm Scelsi.
Il nome nuovo di queste ore è quello di Intini, 46 anni, cui fa capo un grande gruppo (44 società e 3.
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