Siena - In tempo di Palio, da queste parti dove hanno la benedizione delle settimane indimenticabili, la chiamerebbero provaccia anche se poi chi vince fa 80 punti: la prima finale scudetto fra Siena e Milano dura undici minuti (16-17), quelli che i campioni in carica passano giocando a mosca cieca e con un braccio legato dietro la schiena: percentuali basse, palle perse, pochi rimbalzi. L'Armani, però, si è innamorata di questa idea della squadra che ama volare basso, accidenti come vola basso, mettendosi da sola dentro la pentola dove poi è stata cotta e mangiata, ribollita senza cavolo nero, senza tanto sapore: 80-57 alla fine quando anche McIntyre trova la luce smarrita nelle ultime settimane.
Pianigiani ha aspettato un po' prima di chiedere ai suoi campioni una faccia da finale, una cattiveria per chiudere subito. Il primo ad ascoltarlo è il meraviglioso Romain Sato, uno che fa gola a mezza Europa, dal Real al Panathinaikos. Dietro a lui l'onda verde si guadagna il primo affondo con il 12-0 del secondo quarto dove Milano segna in tutto 9 punticini, quello che ci fa deporre in un angolo il bel libro sulla vita del professor Cardatoli, anima mensanina dalla palla al balzello a questi giorni gloriosi, che, in certi momenti, sembrava più affascinante della sfida scudetto, almeno fino a quando Kaukenas non si è messo la maschera del predatore andando a trovare il ventre molle dell'Armani che ha lasciato a Monteriggioni scudo e corazza.
Armani senza testa, invisibile Price, con zero coraggio Vitali travestito da giocatore anonimo persino in attacco. Per i centri vita grama: salta a vuoto Taylor, non ti accorgi di Marconato, Hall sparisce appena entra sullo spiedo della difesa senese, Katelinas fa 0 su 4 per rigori facili. Hawkins che non sembra soffrire troppo al ginocchio sinistro corre, tira di sciabola, ma difende con il piumino. Thomas ci prova col solito tiro, ma arriva tardi, e Mordente fa la sponda spersonalizzata di quando non era un giocatore da finale olimpica.
Il Montepaschi si mangia i canditi della torta Armani che ha 23 buchi con le palle perse, mette il primo punto sul tabellone della finale scudetto che vista alla nascita sembra già chiusa, ma per il bene comune fingiamo di credere che domani, nella rivincita, sempre nel forno del pala Sclavo, sarà un'altra storia. Bisogna davvero essere dei creduloni da fiera, come bisogna farsi forza per cercare di capire chi, fra Lega e Federazione, sta barando in un momento in cui non basta più parlarsi attraverso comunicati senza sostanza.
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