Anche i ricchi piangono, ma non per questo smettono di spendere. La crisi non ha risparmiato i «Paperoni» di tutto il mondo, che sono diminuiti - Italia compresa, dove alla fine del 2008 erano 163.700, il 20,8 per cento in meno rispetto all’anno prima - e hanno visto diminuire anche il loro patrimonio, ma non smettono di spendere per coltivare le loro passioni, dai quadri d’autore alle squadre di calcio.
Tanto più che, a differenza dei comuni mortali, per loro non si tratta di spese voluttuarie ma di investimenti: come spiegano gli esperti di Merrill Lynch e Capgemini, autori del tredicesimo rapporto sulla ricchezza mondiale, i grandi ricchi sanno sfruttare anche le loro passioni personali come un’ulteriore possibilità per conservare il valore del loro denaro. Che, del resto, è la loro attività preferita.
Certo, non è un’impresa alla portata di tutti. Per entrare nel club degli «Hnwi» (High Net Worth Individuals), come vengono detti i super-ricchi in gergo finanziario, bisogna avere un patrimonio superiore a un milione di dollari: e per l’ingresso nella top class, quella degli «ultra-Hnwi», 30 milioni di dollari sono il minimo indispensabile. Nel conto non entrano la «proprietà destinata alla residenza primaria», ovvero la versione lusso della prima casa, e i beni di consumo: e qui, fare un elenco è proprio dura.
Tra gli investimenti per passione (ma pur sempre dotati di un valore tangibile e quotabile) il primo posto spetta alle opere d’arte, le preferite dagli ultra-ricchi da 30 milioni in su, che vi spendono il 27 per cento del totale. I normali ricchi - da un milione in su - al fascino immateriale della creatività preferiscono quello più «terreno» dell’oro: gioielli e orologi sono il loro hobby preferito. Tutti, poi, credono nel detto «Mens sana in corpore sano»: tra le spese del 2008, quella per palestre domestiche e soggiorni in Spa di lusso è fra quelle che aumentano di più.
Poi c’è il grande capitolo delle collezioni, che hanno resistito indenni al vento della crisi: e qui il campo è veramente sterminato, dalle squadre di calcio (no, non le figurine) al vino d’annata. Ma la parte del leone spetta ai grandi classici: yacht, jet e automobili di lusso.
Più da guardare che da usare, probabilmente, dato che la spesa per i viaggi segna un calo consistente, addirittura del 55 per cento per i ricconi Usa. Ma perdono punti anche abbigliamento e accessori firmati: quasi un Paperone su due ha dichiarato di averne comprati - nonché regalati, probabilmente - meno del solito.
Pesantemente colpite, purtroppo, anche le donazioni a favore degli enti benefici: perfino i Paperoni statunitensi, tradizionalmente i più disponibili alle charity, hanno stretto i cordoni della borsa e il 60 per cento ne incolpa la crisi.
Unica eccezione, il Giappone, dove il 54 per cento dei ricchi intende fare più beneficenza nel 2009. Non per nulla, il rapporto si conclude con la previsione che l’area asiatica del Pacifico supererà il Nord America in termini di ricchezza entro il 2013: l’inversione di tendenza, a quanto pare, è già iniziata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.