da Roma
A nove anni dalla riforma Bassanini, per la prima volta nella storia della Repubblica con il governo Berlusconi i ministeri con portafoglio, quelli di peso, che gestiscono denaro pubblico in modo indipendente, diventano 12.
Saranno sei ministeri in meno (e dunque un terzo in meno) rispetto alla squadra messa in campo da Romano Prodi nellaprile del 2006. Se si guarda poi allintera composizione dellesecutivo, compresi i ministri senza portafoglio, i viceministri e i sottosegretari, il numero si ferma a 60. Con Prodi avevano raggiunto quota 102. La legge prevede che per ogni membro del governo fino al sottosegretario vi sia il diritto di utilizzo dellauto blu, e dunque il nuovo governo Berlusconi dovrebbe tagliare anche circa 40 autovetture di servizio nei ministeri. Negli ultimi dieci anni solo il governo Dini si era avvicinato ai numeri dellattuale escutivo, con 61 componenti, ma con ben 19 ministri con portafoglio.
E non è una differenza da poco.
Ridurre i dicasteri vuol dire alleggerire tutta la struttura di fiducia del ministro, gli uffici di collaborazione direttamente collegati. E significa evitare lunghe riunioni per la definizione delle competenze. Con il governo Berlusconi IV, formato in appena ventitré giorni dalle elezioni, tornano ad accorparsi in un unico ministero le Infrastrutture e i Trasporti, mentre il Welfare riacquista la struttura originaria prevista dalla riforma Bassanini. Il ministero che ora guiderà Maurizio Sacconi, con il governo Prodi era diviso in quattro: ci lavoravano (e si calpestavano i piedi) i ministri Damiano, Ferrero, Bindi e Turco.
Lo snellimento è stato imposto dallultima Finanziaria, che ha sancito il ritorno alla Bassanini.
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