Per Alberto Stasi, 24 anni, è ormai la terza notte passata in carcere da quando il pubblico ministero di Vigevano ha firmato un provvedimento di fermo per l’omicidio volontario, con l’aggravante della crudeltà, di Chiara Poggi, 26 anni. La ragazza fu massacrata il 13 agosto con una decina di colpi inferti con un corpo contundente, finora mai trovato. Stasi scoprì il cadavere e fu subito sospettato per aver attraversato la scena del crimine senza sporcarsi di sangue.
Ma l’elemento forte contro di lui è arrivato lunedì 24 settembre, quando sui pedali della sua bicicletta furono trovate tracce del Dna di Chiara. Una scoperta che ha consentito alla Muscio di ricostruire quel 13 agosto in questi termini: Stasi verso le 9 va a casa di Chiara in bicicletta, la uccide, torna, si sbarazza di abiti e arma del delitto, poi monta la sceneggiata delle telefonate senza risposta che lo mettono in allarme e quindi lo portano verso le 14 a recarsi in auto a casa della fidanzata. Dopo aver disposto l’arresto, il pm ha atteso le 48 ore di rito per depositare, ieri alle 13, la richiesta di convalida che il gip Pravon dovrà accogliere, o meno, nel giro di altri due giorni. Perciò ha fissato per questa mattina l’interrogatorio del giovane.
Ma proprio su quelle tracce di Dna si è già accesa la battaglia tecnico-giuridica tra Francesco Maria Avato e i carabinieri del Raggruppamento investigazioni scientifiche che hanno appunto attribuito alla vittima quel profilo biologico scoperto sui pedali della bici di Alberto. «Non è detto che sia sangue, potrebbe essere sudore o saliva». E tra le righe hanno anche adombrato la «scientificità» degli esami pretendendo di assistere alle prossime analisi già a partire da questa mattina. «Il materiale trovato sui pedali - aveva spiegato nei giorni scorsi Marzio Massimiliano Capra - ci ha portato a isolare il Dna di Chiara, ma nessuno ha mai detto che fosse sangue».
Mentre è sicuramente sangue una macchiolina trovata sull’asta del pedale e le successive scoperte smontando gli ingranaggi. La traccia sull’asta era stata messa in «lavorazione» martedì e si sperava potesse fornire il Dna nel giro di 24 ore. Gli esperti hanno peccato di ottimismo, il risultato non è arrivato e ci vorrà ancora un giorno o due prima di avere una risposta certa. Per le altre macchie invece gli esami, rispettando le richieste del professor Avato, inizieranno solo questa mattina.
E se da queste analisi arrivasse la certezza che sulla bici c’è sangue di Chiara, la difesa avrebbe già pronta una risposta «ragionevole». In pratica, Stasi avrebbe ricordato che nei giorni precedenti l’omicidio Chiara, durante le mestruazioni, aveva avuto una perdita e che lui aveva pestato delle macchie di sangue. «Vista la quantità di materiale trovato - ha replicato Capra - se quelle erano perdite, Chiara sarebbe finita in ospedale. In ogni caso non ci sono problemi. La scienza ci consente di distinguere se si tratta di sangue mestruale.
Mentre con gli esiti dell’autopsia siamo in grado di stabilire in che momento del ciclo si trovava la giovane e quando ha avuto, o doveva, avere le mestruazioni. E vedere poi se questa data coincide con quanto dichiarato dall’indagato». Come si vede l’inchiesta si è ormai definitivamente trasferita in laboratorio, dove tra alambicchi e provette, tra profili genetici ed esami del sangue, le parti si daranno battaglia. In palio la vita di un ragazzo che rischia l’ergastolo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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