La Bce alle prese con il rompicapo di crescita e prezzi

Joaquin Almunia, commissario Ue agli Affari monetari, mette subito le mani avanti: «Dubito che un taglio dei tassi possa risolvere le turbolenze finanziarie», ha detto ieri, alla vigilia di quella che si annuncia come la riunione più delicata nella storia, ancorché breve, della Bce. L’Eurotower è alle prese con un rebus, rimasto finora irrisolto. Forse irrisolvibile, se dovesse perdurare lo stesso scenario congiunturale. Il presidente Jean-Claude Trichet, che da mesi avrebbe voluto mettere le mani sulla leva dei tassi per contrastare il surriscaldamento dell’inflazione (al 3% in novembre), è stato costretto a lasciare il costo del denaro fermo al 4%. «Occorrono più dati», ha ripetutamente ricordato negli ultimi mesi, prima di decidere come orientare la politica monetaria. Una stretta monetaria avrebbe un effetto deprimente su una crescita già in fase di rallentamento (l’Fmi si appresta a stimarne l’espansione sotto il 2% per il 2008).

Non solo per i riflessi su consumi privati e investimenti aziendali, ma anche perché darebbe ulteriore vigore all’euro, finendo per penalizzare ulteriormente l’export. Al tempo stesso, la corsa dei prezzi impedisce un taglio dei tassi. Ecco il rompicapo. Di difficile soluzione.

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