«Bel giornale Ma dove sono le imprese?»

Il veneziano Paolo Trovò, ex presidente delle piccole imprese del Veneto con 27 anni di vita confindustriale, è un lettore del Sole 24 Ore. Fedele ma un po’ insoddisfatto del nuovo corso.
Che cosa non le piace del «suo» giornale?
«Mi pare abbia un po’ perso il polso della realtà imprenditoriale. È sempre un quotidiano completo e che va letto, ma vedo concessioni sempre più larghe a temi che non sono quelli che tradizionalmente interessano più da vicino noi imprenditori».
Per voi è un problema il «background» di sinistra del nuovo direttore, ex giornalista del Manifesto?
«Il percorso di Gianni Riotta lo conosciamo tutti, compresi gli incarichi di prestigio in giornali come Corriere e Stampa. Proviene dalla direzione del Tg1. Il fatto è che il Sole sembra un giornale come un altro, ha sempre meno quell’impronta fortemente legata alle imprese che era la sua caratteristica. Trovo un po’ meno cose da leggere. Vorrei maggiore attenzione ai problemi reali degli imprenditori, in particolare di noi piccoli e medi».
Faccia qualche esempio.
«Li conosciamo tutti: la crisi, le banche, la pubblica amministrazione, i dazi, il continuo dover penare, soffrire, elemosinare. In precedenza avvertivo una maggiore partecipazione alle questioni reali, anche minute. Mi rendo conto che ogni ciclo economico fa storia a sé, come ogni crisi, e questa è una crisi particolare dove gli ordini calano e gli insoluti aumentano. Mi pare che il Sole preferisca trattare con interesse e passione i temi più generali a scapito delle nostre difficoltà quotidiane».
I suoi colleghi come la pensano?
«Alcuni addirittura non hanno rinnovato l’abbonamento, sono un po’ demotivati. Oppure rimpiangono il passato».
Che cosa consiglia a Riotta?
«Di entrare in qualche azienda, di andarle a trovare, soprattutto le medie e piccole che sono il tessuto portante dell’economia italiana. Di parlare di più con gli imprenditori, intervistarli, renderli più partecipi del giornale che li ha sempre rappresentati».
Meno spazio agli scenari internazionali, dunque?
«Meno massimi sistemi, più attenzione alle realtà aziendali. Perché oggi le banche del territorio hanno maggiore successo di quelle grandi? Perché sono più vicine ai problemi degli operatori economici. È una tendenza che non riguarda soltanto il Sole.

In questi giorni qui in Veneto sembra che la notizia più importante siano le Olimpiadi del 2020 a Venezia. Per l’amor di Dio, mi auguro proprio con tutto il cuore che le facciano in Laguna, ma non mi pare sia questo il problema numero uno dell’economia del Nordest oggi».

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