Le bellezze effimere di Rankle e Reynolds

Una mostra duplice che presenta una serie di opere e lavori appositamente pensati per questa esposizione dal titolo «Select work 1992-2009» alla Fondazione Stelline (corso Magenta 61, fino a lunedì 15 marzo, info: www.stelline.it), realizzati da Alan Rankle e Kirsten Reynolds, due artisti inglesi di fama internazionale.
L'iniziativa, organizzata dalla Fondazione Stelline in collaborazione con il Consolato generale britannico di Milano, con il patrocinio di Regione Lombardia, Comune e Provincia di Milano, con la partecipazione del British Council, presenta una cinquantina di opere realizzate nell’arco di 17 anni.
Alan Rankle (Oldham, 1952), riunisce una trentina di opere provenienti da collezioni pubbliche e private che lo hanno condotto a lavorare in stretto contatto con Kirsten Reynolds (Macclesfield, 1968). Nel primo caso, assistiamo allo sviluppo dell'arte paesaggistica in relazione al cambiamento dell'evolversi dell'ambiente. In alcune opere, l'artista tratta l'intera tradizione della pittura del paesaggio come un «objet trouvè», elaborando stili appartenenti a epoche e a periodi diversi, nonché a diverse culture, fondendo temi astratti e figurativi; in molti casi ha utilizzato video, foto e progetti d'installazione, in altri ha sviluppato la potenzialità del linguaggio dipinto, in particolare moderno puntando l’obiettivo sul problema ecologico, valorizzando l'arte paesaggistica.
Kirsten Reynolds, dal canto suo, si è dato alla ricerca di interpretare gli aspetti familiari dell'esistenza umana, togliendo di mezzo gli schemi tradizionali per meglio comprendere la luce, il suono e l'esperienza fisica in un determinato contesto, il tutto lavorando con una molteplicità di discipline e di materiali a volte inquietanti sia nell'ambiente sociale e urbano che paesaggistico. Considerando la musica come un disegno nello spazio, Reynolds realizza una sorta di sinestesia immaginaria, un'esperienza multisensoriale che confonde intenzionalmente le percezioni sonore e quelle visive. L'uso di sorgenti luminose crea una traccia fotografica con apparizioni luminose e allucinogene. Per la Fondazione Stelline gli artisti hanno appositamente creato «On the edge of wrong», un intervento inedito fatto da dipinti, fotografie, testi e scatole luminose, sui quali gli artisti hanno lavorato a turno. Il risultato ha prodotto opere elegiache e straordinariamente belle, una sorta di affermazione incerta, di bellezza effimera, una potenza oscura e fragile tipica dell'animo umano.

Carpendo il mondo effimero della natura e delle fiabe che la circondano (ricordiamoci che sono inglesi e ogni anglosassone ha dentro di sé molto forte questa percezione), gli artisti hanno colto dal mondo delle foreste del Nord anche lo spirito della natura, ambiguo, inconsistente eppure estremamente reale. Un video ne è la prova lampante.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito dalla Fondazione Stelline, di cui è presidente Camillo Fornasieri, e curato da Zanello, Flory, Bristol, Vento e lo stesso Fornasieri.

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