Era un frate cappuccino del convento di Orihuela, nella provincia di Alicante. Aveva sessantanove anni nel 1936, quando i miliziani repubblicani lo catturarono. Era ormai malatissimo e pressoché cieco. Aveva trascorso quasi tutta la sua vita nel convento di Orihuela, a fare il sarto per i confratelli. Poi, quando i suoi occhi non erano più stati buoni per l'ago e il filo, era stato adibito alla questua. I cittadini di Orihuela si erano abituati a vedere spuntare da dietro langolo la sua fluente barba bianca, il suo viso sereno e le palpebre sempre basse per via dei problemi alla vista. Ma allo scoppio della guerra civile il suo francescano «pace e bene» divenne «guerra e male» agli occhi degli anarco-comunisti, per i quali un frate cappuccino era il massimo dello «sfruttamento della credulità popolare», un parassita che toglieva il pane di bocca ai proletari, un ipocrita che manteneva gli operai sotto il tallone dei capitalisti e del Vaticano. Come i suoi confratelli, anche fray Berardo dovette scappare dal convento per salvarsi la vita. Se ne tornò al suo paese, a Lugar-Nuevo de Fenollet, dove trovò rifugio in casa di parenti. Ma anche là c'erano le spie e il cappuccino fu arrestato di notte. Lo caricarono su una macchina e lo portarono sulla strada che va da Manuel a Benigánim.
Raggiunto il paesino di Genovés, in diocesi di Valencia, lo tirarono giù e gli fecero esplodere la testa a colpi di fucile. Chissà perché i miliziani non uccidevano i cattolici dove li trovavano ma sempre li sottoponevano a una «passeggiata». Misteri della rivoluzione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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