Roma - «I finiani? Spaccati ancor prima di iniziare...». La considerazione, ovvia e piuttosto scontata, rimbalza più volte tra le quattro mura di Arcore, dove Berlusconi passa buona parte del pomeriggio insieme ad Alfano e Ghedini. Una giornata, quella del Cavaliere, dedicata quasi per intero all’atteso discorso che terrà domani alla Camera, scritto e riscritto già tre o quattro volte perché pare proprio che il premier non abbia reagito con molto entusiasmo alle prime versioni che gli sono state sottoposte. E l’umore, infatti, non è dei migliori, colpa soprattutto della sequela di telefonate in cui questo o quel dirigente del Pdl si lamentano l’uno dell’altro. E anche degli ultimi sondaggi di Euromedia Research che Berlusconi considera un termometro quasi infallibile degli umori del Paese. I risultati non sono confortanti perché l’elettorato si dice «decisamente stufo» della classe politica che lo rappresenta e si sposta in massa verso la zona dell’astensione. Salgono, quindi, le quotazioni dei grillini. Mentre il Pdl resta al 30%, la Lega vola al 12 e il Fli si attesta sul 3-4.
A metà giornata - chi l’avrebbe mai detto - ci pensa però Bocchino a riportare il buon umore in quel di Villa Certosa. È chiaro, infatti, che la sua richiesta di un vertice di maggioranza per concordare cosa dirà il premier a meno di 48 ore dal voto di domani altro non è che una provocazione. Vissuta come tale persino nella pattuglia finiana, al punto che sono in molti a prendere le distanze dal capogruppo del Fli. Insomma, non ha tutti i torti Osvaldo Napoli quando ironizza su Bocchino definendolo «il miglior alleato del Pdl». Ed è di questo che si parla ad Arcore nelle diverse riunioni che si susseguono, compresa quella a tarda sera cui prendono parte anche La Russa e Frattini dopo che il Cavaliere ha già incontrato Alfano insieme ai quattro deputati siciliani dissidenti dell’Udc.
L’intenzione di Berlusconi, infatti, è sì quella di fare un discorso «alto» e senza mai citare Fini, ma puntando il più possibile sulle divisioni in casa Fli. E quindi sul capitolo giustizia, decisamente il più complicato per la pattuglia finiana viste le diverse posizioni su processo breve e ddl intercettazioni (che non sono nel programma di governo). È qui, dunque, che il Cavaliere potrebbe spingere sull’acceleratore per costringere ognuno ad «assumersi le proprie responsabilità». Insomma, nessun affondo su Fini - anche se ieri in collegamento telefonico con la comunità “Incontro” di don Gelmini si è levato la soddisfazione di elogiare chi come Giovanardi «non ha mai tradito né cambiato bandiera» perché «a differenza di altri sa mettere da parte le ambizioni personali» - ma l’intenzione d’imporre una sorta di scelta di campo ai finiani: o con me o contro di me.
Di certo, l’intenzione è quella di non dare alcun riconoscimento politico al Fli. Per questo non ci sarà un voto di fiducia (che legittimerebbe Fini e gli permetterebbe di dire che il governo ha la fiducia non più di due partiti ma di tre) e per questo la risoluzione che sarà messa ai voti verrà sottoscritta solo da Pdl e Lega, perché figurarsi se Berlusconi vuole vedere su quel documento la firma di Bocchino. E chi non lo condivide si accomodi pure. Un modo per mettere Fini sempre più all’angolo, soprattutto in un momento in cui le colombe del Fli non esitano a manifestare la loro insofferenza.
Una strategia che sarà limata ancora oggi in una riunione a Palazzo Grazioli. Si inizia alle undici di mattina e c’è il rischio che la giornata sia anche più lunga della nottata passata da Fini a cercare di avere chiarimenti da Tulliani prima di registrare il videomessaggio di sabato scorso.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.