Berlusconi e Fini raggianti: «Uno scatto di reni dell’Ue»

Il premier: «Non ci attendevamo tutti questi risultati, abbiamo fatto bene il nostro dovere»

nostro inviato a Bruxelles
Visto che a insistere e puntare i piedi, si finisce con l’avere soddisfazione? Sono le tre del mattino di ieri, quando Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini lasciano finalmente il palazzo del Consiglio europeo. Volti tirati e stanchi per la maratona notturna, ma radiosi. «Un bel risultato per l’Europa, siamo soddisfatti», dice il premier ai giornalisti che stanno bivaccando lì ormai da due giorni. «Siamo stanchi ma felici, l’Europa ha avuto uno scatto di reni», gli fa eco il ministro degli Esteri. È finita bene insomma, anzi è stato un successo. Non solo per l’Europa ma anche per i nostri interessi nazionali, che all’inizio del vertice apparivano seriamente minacciati. Elogia il buon «lavoro di coppia» e della nostra squadra diplomatica, Berlusconi, ammettendo che il risultato era insperato.
La voce è affaticata ma serena, l’aereo per il ritorno a casa lo attende, nel cortile del Justus Lipsius il freddo gela la lingua, e la stanchezza avvolge tutti. Ma Berlusconi non si sottrae: «Credo che ciascuno di noi abbia il merito di aver dato una grossa mano. E considerate le distanze iniziali, dobbiamo essere molto soddisfatti del risultato finale». Elogi anche per gli altri leader europei: «Voglio sottolineare quanto abbiamo fatto tutti insieme, sotto la regia di Blair e dei suoi collaboratori», dice il premier archiviando così i dissapori e le durezze che resistevano ancora nel pomeriggio e prosegue: «Davvero non ci aspettavamo di raggiungere tutti questi risultati. Lasciatecelo dire: anche il lavoro di coppia con Fini e quello svolto con tutti i nostri collaboratori, che ci hanno sostenuto con precisione e tempestività, ci ha portato a un risultato per il nostro paese veramente positivo». Per concludere con una punta di orgoglio: «Credo che abbiamo fatto bene il nostro dovere, e spero che questo ci resti come un merito. Ciascuno di noi lo terrà come un ricordo personale di un passaggio difficile da cui siamo riusciti a venir fuori in maniera assolutamente positiva».
La crisi dell’Europa sembra dunque evitata, l’Ue «ha un budget per sette anni e tutto ciò che avevamo a cuore è stato introdotto», assicura Berlusconi. Per l’Italia poi è andata addirittura meglio di prima, spiega Fini rivelando che non solo «il saldo netto è allo 0,34% del Pil, pressoché uguale a quello francese», ma i fondi per le politiche di coesione «salgono dai 24,3 miliardi dell’ultima proposta lussemburghese a 25,7 miliardi», ai quali si aggiungono 500 milioni per lo sviluppo rurale: un risultato di «grande rilievo politico», da guardare «con forte interesse», dice il vicepremier. E il premier si dice «felicissimo» per questo incremento del fondo di coesione: «Ci è andata benissimo, perché siamo riusciti a estenderlo anche alla Basilicata e a regioni del Nord».
All’alba di questo nuovo giorno e mentre la delegazione italiana scompare nelle berline per correre all’aeroporto, l’impressione finale è che Berlusconi e Fini abbiano sul serio giocato di sponda, un po’ il gioco delle parti necessario in ogni trattativa, col premier che «faceva» l’arrabbiato con Blair e il vice che trattava serenamente con l’omologo Straw, fino a cogliere l’obiettivo prefissato. Pare che alla prima cena dei 27, dove ognuno aveva tre minuti per intervenire, Berlusconi abbia stupito tutti. Normalmente infatti, parla molto più del suo tempo. Stavolta invece, dopo 40 secondi s’è zittito.

E quando il giro è terminato, avendo egli chiesto nuovamente la parola, nessuno ha ovviamente obiettato. Lui a quel punto, ha proposto di passare dalla contribuzione in percentuale, sempre imprecisa e discutibile, a quella in cifra fissa. Prima o poi, se ne riparlerà.

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