Berlusconi ferma i falchi: basta parlare di voto

Berlusconi non vuole soffiare sul fuoco: lasciamo che siano i finiani a portare avanti giochi di palazzo Continua la trattativa sullo scudo giudiziario. Giro di telefonate per rassicurare i premier esteri. La Brambilla: "Convocheremo nei team oltre un milione di italiani"

Berlusconi ferma i falchi: basta parlare di voto

Roma - «Basta parlare di elezioni anticipate». Nella girandola d’incontri in quel di Palazzo Grazioli - dal faccia a faccia con il senatore “estero” Esteban Caselli al pranzo a base di lodo in compagnia di Letta, Alfano e Ghedini passando per la riunione sul partito con Verdini, Brambilla e Mantovani - il Cavaliere non nasconde il suo fastidio per i troppi «dichiaranti d’assalto» che continuano a paventare un imminente ritorno alle urne. Non che il rischio non sia concreto, ma - è il ragionamento di Berlusconi - non dobbiamo essere noi a soffiare sul fuoco. Perché l’elettorato di centrodestra è stanco di una maggioranza che negli ultimi mesi s’è mostrata troppo litigiosa e poco interessata ai problemi del Paese, ma anche per evitare di urtare la sensibilità del Colle dove l’uscita di Maroni di qualche giorno fa («tre settimane per trovare un accordo, altrimenti si voti a marzo») non è affatto piaciuta. Senza considerare che il richiamo continuo alle urne - che, almeno pubblicamente, il premier non ha mai fatto - sta iniziando a superare i confini nazionali creando più di una incertezza. Tanto che ieri mattina Berlusconi s’è dovuto dedicare a un giro di telefonate con alcuni primi ministri europei per tranquillizzarli sulla situazione italiana.

Berlusconi, insomma, predica prudenza. Come già domenica scorsa, quando tutti i vertici del Pdl avevano fatto da megafono a Maroni. Non a caso, pur usando toni fermi - a volte persino molto duri - nel suo intervento al Castello Sforzesco il Cavaliere ribadisce più volte il suo altolà ad eventuali governi tecnici ma senza mai pronunciare la parola «elezioni». Un fronte, spiega ai suoi, su cui «dobbiamo lasciare spazio alla Lega» visto che l’elettorato del Carroccio è esattamente su questa lunghezza d’onda. Bossi, insomma, può permettersi di insistere sul fronte urne e lo fa: «In primavera si vota, ci saremmo arrivati anche senza lo scontro tra Berlusconi e Fini». Diversa, invece, l’aria che si respira nel Pdl. Sul punto i sondaggi di Alessandra Ghisleri parlano chiaro: molti elettori del Popolo della libertà sono delusi da un governo che si è perso nelle beghe interne invece di lavorare per il Paese. Senza considerare che ormai da giorni anche i finiani si stanno esponendo sul fronte elezioni anticipate. Tanto che nella riunione che dà il via alla nascita del nuovo soggetto politico il presidente della Camera lo dice chiaramente: «Teniamoci pronti anche a tornare alle urne». E sono sempre loro, è il ragionamento che si fa a Palazzo Grazioli, a portare avanti il balletto sulla necessità di riformare la legge elettorale con Fini che arriva persino a metterlo nero su bianco con una lettera al presidente della Commissione Affari costituzionali Donato Bruno. E con Bocchino che rilancia ipotizzando un’alleanza «spuria» tra Fli e centrosinistra per modificare il sistema di voto. Tutti giochi di Palazzo, è il senso di quel che dice ai suoi il Cavaliere, che «dobbiamo lasciare a loro».
Sulla riunione che lancia il nuovo partito di Fini, invece, poche parole. Una conclusione «prevedibile» che gli lascia un po’ di amaro in bocca rispetto all’ala moderata dei finiani: non credevo si sarebbero spinti fino a questo punto, fino a dar vita ad un altro partito.

Dichiarazioni pubbliche a parte, però, è chiaro che Berlusconi non scarta affatto l’ipotesi del voto anticipato. Tanto che nell’incontro con Verdini, Brambilla, Mantovani si parla a lungo di come organizzare il Pdl sul territorio. In parallelo, però, continua frenetica la trattativa sullo «scudo» per il premier, visto che la decisione della Consulta sul legittimo impedimento è sempre più vicina. Se ne parla a pranzo con Letta, Alfano e Ghedini ed è nell’ottica di una possibile intesa che il premier dà il via libera alla conferma di tutti i presidenti di Commissione alla Camera, finiani compresi.

Argomento di cui si discuterà già oggi nella riunione tra i quattro capigruppo di maggioranza (Pdl, Lega, Fli, Noi Sud). Se pensano di lasciarmi senza scudo - ragiona il Cavaliere - in balia dei loro ricatti e della magistratura è chiaro che non si può andare avanti oltre.

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