Milano«Silvio non mollare, sei tutti noi». Il premier si ferma per un istante prima di scendere gli ultimi gradini e salire sulla sua Audi. Si volta indietro e guarda in alto per cercare di capire da dove venga quella voce. Poi alza gli occhi verso una delle finestre del padiglione Q, dove una signora si sporge per salutarlo. «Non mollerò, certo che non mollerò» la rassicura mentre con la mano si congeda da lei. Sono le 11.45 quando il presidente del Consiglio lascia il San Raffaele di Milano, avvolto nel suo giubbotto scuro col bavero alzato, scortato dalle guardie del corpo e un medico che lo segue. Con lui cè anche Marinella, linfaticabile segretaria che non lha lasciato nemmeno un istante in questi quattro giorni di degenza. Sale sulla macchina, lei al suo fianco, e si avviano verso luscita mentre i poliziotti fermano il traffico che intasa la strada in questa gelida mattina dinverno. Cè il tempo di rallentare un attimo e passare davanti alle telecamere e agli obiettivi di mezzo mondo per salutare i giornalisti con un cenno della mano dal finestrino. Con il volto ancora coperto da una fasciatura bianca che dal naso arriva fino al labbro superiore a nascondere i lividi di quella botta tremenda di domenica sera. Ma lumore è alto, e lo si intuisce dal quel sorriso che concede prima di sparire in mezzo alle macchine. Lo avevano capito bene anche i suoi compagni di corridoio, qui al settimo piano del San Raffaele, che ieri sarebbe stata una grande giornata per il presidente del Consiglio. Appena si era alzato, dopo la rassegna stampa, era andato subito da loro. «Fatemi salutare i miei vicini di stanza» aveva detto uscendo dalla sua, la 713 dove sono rimasti un mazzo di fiori e una pila di giornali nel salottino per gli ospiti, il vassoio con la colazione, un vasetto di yogurt e due boccette di vetro per le medicazioni sul tavolino di fronte al letto. E così ha fatto il giro dei pazienti, stringendo le mani anche ai parenti e augurando un buon Natale. Cè persino chi, conoscendolo di persona, ha pensato di cambiare la propria fede politica. «È cordiale e simpatico, gli piace stare tra la gente» ammette il signor Enzo. Che viene dal Sud e mai si sarebbe immaginato di ritrovarsi tête-à-tête col premier. «Guardi, mi ha quasi convinto a passare dallaltra parte...» confessa stringendo la Repubblica sottobraccio. Poi è stata la volta dei ringraziamenti a infermieri e personale medico che lo hanno seguito nel ricovero. Mentre i suoi uomini portavano al pianterreno le ultime borse piene di dolci, caramelle e piccoli panettoni e tra i regali anche un libro di barzellette che non ha smesso di raccontare nemmeno qui, dalla sua stanza dalle pareti color pesca.
Per fortuna adesso i dolori sono meno forti di prima, quando gli impedivano persino di dormire e mangiare. E anche lultima notte è stata tranquilla, molto più delle precedenti. Non cè stato nemmeno bisogno della visita del suo medico personale Alberto Zangrillo per assicurarsi sulle sue condizioni. Era partito per Roma, segno che le dimissioni, dopo lo slittamento di 24 ore, erano certe. Prima di rientrare ad Arcore, però, il premier si è fermato dal suo dentista di fiducia, il dottor Massimo Mazza in via Guerrazzi a Milano. Ci sono volute quattro ore di intervento per ricostruire lincisivo superiore e medicare laltro dente danneggiato durante laggressione in piazza del Duomo. «È stata una botta devastante allarea del sorriso e ha qualche difficoltà nel parlare», ha spiegato Mazza. Intanto davanti ai cancelli di Villa San Martino cerano i cittadini con striscioni e cartelli ad aspettarlo. Il primo a stringergli la mano è stato il sindaco della cittadina, Marco Rocchini. «Mi ha abbracciato, mi ha ringraziato e mi ha detto Marco sono sempre a tua disposizione.
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