Berlusconi al lavoro sul nuovo Pdl: i dirigenti saranno eletti dalla base

RomaA Villa San Martino non c’è il solito via vai di auto blu, con l’unica eccezione di alcuni funzionari di Palazzo Chigi che portano alla firma del premier dei documenti inviati da Gianni Letta e di Niccolò Ghedini che passa buona parte della sua giornata ad Arcore per fare il punto sui provvedimenti in materia di giustizia che riprenderanno il loro iter parlamentare a gennaio. D’altra parte, che Silvio Berlusconi abbia tutta l’intenzione di andare avanti sia sul processo breve che sul legittimo impedimento non è certo una novità, tanto che qualche giorno fa il premier l’ha ripetuto anche ad Angelino Alfano mentre lo accompagnava a Lesmo per una visita a Villa Gernetto. Due provvedimenti ai quali il ministro della Giustizia ha intenzione di affiancare anche il Lodo Alfano costituzionale oltre che una riforma complessiva della giustizia. Una partita che si incrocia necessariamente con il tentativo di dialogo sulle riforme che è iniziato dopo l’aggressione di piazza Duomo, un confronto a cui Berlusconi ha deciso di dare la sua massima disponibilità nonostante continui a nutrire forti perplessità su un’effettiva apertura dell’opposizione. Dubbi che in questi giorni manifesta soprattutto in privato e di cui si fanno portavoce in pubblico ministri e capigruppo.
Non è un caso, quindi, che Paolo Bonaiuti insista nel dire che «non siamo davanti a leggi ad personam ma di fronte a una giustizia ad personam nei confronti di Berlusconi». Un modo per disinnescare le obiezioni di Idv e parte del Pd che chiedono uno stop su processo breve e legittimo impedimento come precondizione di qualsiasi confronto. Che alla fine difficilmente ci sarà, nonostante la disponibilità di Pdl e Lega alla nomina di Massimo D’Alema alla presidenza del Copasir (nome che Gaetano Quagliariello definisce «autorevole»). Il via libera all’ex premier, infatti, non può non essere visto come un gesto distensivo nei confronti di Pierluigi Bersani che però - questa è la perplessità del Cavaliere - probabilmente non ha ancora davvero in mano il Pd nonostante la vittoria congressuale. Dubbio concreto, soprattutto viste le ultime dichiarazioni di Dario Franceschini che parla non solo in qualità di ex segretario del Pd ma anche di capogruppo alla Camera. Ed è per il Parlamento che passeranno processo breve e legittimo impedimento (tanto che probabilmente quando il primo arriverà a Montecitorio il governo deciderà di mettere la fiducia). Senza considerare che su un eventuale dialogo per le riforme pesa soprattutto la campagna elettorale ormai alle porte.
Anche per questo Berlusconi - che oggi dovrebbe togliere i due punti di sutura al labbro inferiore - si è dedicato in questi giorni al futuro del Pdl. Che con il 2010 entrerà nella cosiddetta «fase 2», certificata da una circolare interna firmata la scorsa settimana da Sandro Bondi, Denis Verdini e Ignazio La Russa. I tre coordinatori, infatti, hanno messo nero su bianco che - dopo una prima tornata di nomine seguendo il cosiddetto «sistema transitorio» - entro l’autunno si dovrà finalmente «dare corso» ai congressi comunali per iniziare la selezione dal basso della classe dirigente del partito.
Il prossimo anno, dunque, dovrebbe chiudersi il periodo transitorio-consolare durante il quale i vertici locali sono stati nominati dal centro, un’esigenza condivisa da Forza Italia e An per evitare eccessivi sommovimenti durante i primi mesi di vita del Pdl. Così, se oggi un eventuale disaccordo tra coordinatore e vicecoordinatore regionale (se uno è di provenienza Forza Italia l’altro viene da An e viceversa) viene risolto al livello superiore dal coordinamento nazionale, domani sarà invece compito del livello inferiore (gli eletti dei congressi comunali e provinciali) sciogliere la querelle.

Un passo verso quella democrazia interna più volte sollecitata da Gianfranco Fini. Che con Berlusconi si è sentito per gli auguri di Natale, quando i due hanno concordato di vedersi di persona tra Capodanno e la Befana.

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