Berlusconi, mani sul Pdl: via le correnti, poi Fini

Qualche giorno fa il premier stava già per scaricare il co-fondatore del partito. La resa dei conti in agenda a settembre, ma la votazione sul ddl intercettazioni potrebbe anche anticipare i tempi

Berlusconi, mani sul Pdl: via le correnti, poi Fini

RomaIl redde rationem è in agenda per settembre. Ma questa volta Berlusconi ha deciso di portare avanti una lenta manovra di accerchiamento nei confronti di Fini e della sua pattuglia parlamentare. Per battere il ferro finché è caldo, certo, ma pure per riservarsi la possibilità di anticipare lo show down se mai ce ne fosse bisogno quando arriverà alla Camera il ddl intercettazioni. Così, l’aut aut di Schifani dalle colonne del Corriere della Sera non è affatto casuale. E pesa non solo perché arriva dalla seconda carica dello Stato ma pure per la coda di apprezzamenti dei vertici del Pdl. D’altra parte sul punto il Cavaliere non ha alcuna esitazione: bisogna farla finita, prima con il correntismo e poi con Fini.

Un concetto che negli ultimi giorni ha più volte ribadito nelle sue conversazioni private, perché alimentare la nascita di fondazioni che si trasformano poi in correnti e correntine è solo un favore a Fini e alla sua Generazione Italia. Un modo, insomma, per legittimarla. Secondo il premier, invece, la guerra non deve essere giocata sul terreno che vorrebbe il presidente della Camera ma secondo le regole di sempre. E dunque nessuna corrente. Tanto che sabato scorso mentre la fondazione Liberamente si riuniva a Siracusa alla presenza di quattro ministri (Frattini, Carfagna, Gelmini e Prestigiacomo) e un viceministro (Micciché) il Cavaliere ha pensato bene di inviare un messaggio ai Promotori della libertà della Brambilla. Non solo, dunque, non è voluto intervenire neanche con un saluto scritto all’appuntamento siciliano ma ha pure sentito la necessità di smarcarsi e parlare attraverso il sito di quei Promotori che sono una sua diretta emanazione. E che, come accade già con i Circoli, sono del tutto avulsi da qualsiasi controllo da parte dei vertici di via dell’Umiltà.

Un messaggio che ieri ha rilanciato Schifani e che sembra aver fatto breccia se Frattini ci tiene a precisare con una nota che Liberamente «è convinta dell’utilità di un coordinamento di tutte le fondazioni culturali che fanno capo al Pdl» come aveva chiesto Berlusconi nell’ultimo vertice del partito a Palazzo Grazioli. Un coordinamento del partito, per capirci, viste le divisioni interne al Pdl siciliano, avrebbe certamente evitato un convegno a Siracusa.

Non è un caso, dunque, che all’intervista di Schifani seguano una serie di dichiarazioni dei vertici del Pdl. Dal coordinatore Bondi ai capigruppo Cicchitto, Gasparri e Quagliariello, passando per Fitto, Lupi e Napoli. Tutti a sottolineare come il presidente del Senato abbia dato esempio di «misura e garbo istituzionale» quasi a lasciare intendere che qualcun altro nella stessa posizione - e cioè Fini - non fa lo stesso. Basta con le correnti, dunque, perché - spiega il sottosegretario Santanchè - «sono bande di potere in guerra tra loro, ognuna delle quali millanta di parlare e di agire a nome di Berlusconi». Che tanto è deciso a chiudere la pratica Fini che qualche giorno fa è stato sul punto di denunciare pubblicamente il tradimento del patto elettorale da parte dell’ex leader di An tornando a chiedergli di dimettersi da presidente della Camera. Alla fine, però, ha resistito alla tentazione dell’affondo finale in attesa di chiudere tutte le altre partite sul tavolo.

Resta ancora aperta, infatti, quella sul ddl intercettazioni di cui si discuterà oggi alla Consulta del Pdl. Scade domani, invece, il termine per presentare gli emendamenti alla Camera a cui seguirà il dibattito in aula.

A quel punto sarà necessario aver trovato un punto d’equilibrio con il Quirinale anche se i finiani continuano ad alzare il tiro, tanto che Granata arriva ad auspicare che «non si arrivi a una crisi di governo». Un modo per lasciare intendere che l’ipotesi non è del tutto campata in aria. La resa dei conti, insomma, potrebbe arrivare anche prima del previsto.

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