Berlusconi da Napolitano: summit sul nodo Giustizia

Faccia a faccia di quaranta minuti tra il capo dello Stato e il premier in pectore. Sul tavolo i temi relativi allo spacchettamento dei ministeri e il ruolo del nuovo Guardasigilli. Nessun veto dal Colle su Calderoli

Berlusconi da Napolitano: summit sul nodo Giustizia

da Roma

Aggiungi due posti a tavola, c’è Silvio accompagnato dall’Eminenza azzurrina, Gianni Letta. Un aperitivo veloce e leggero, uno «scambio di vedute» in vista della composizione del governo, quasi una «preconsultazione» di quaranta minuti tra capo dello Stato e premier in pectore. Ma sul tavolo non ci sono soltanto le primizie della tenuta di Castelporziano, ci sono anche gli ultimi due ostacoli che separano Berlusconi dalla quadratura del suo cerchio: a chi affidare la Giustizia e se, e come, «spacchettare» qualche ministero per allargare la squadra e accontentare tutti.
Due questioni aperte, sulle quali il Cavaliere cerca sponda al Quirinale. Per via Arenula il prescelto sembra Angelino Alfano ma il consulto preliminare con Napolitano, presidente del Csm e detentore del potere di grazia, è quasi obbligatorio. Il leader del Pdl, a quanto pare, chiede una sorta di copertura istituzionale, un’opera di moral suasion nei confronti di Palazzo de’ Marescialli e dell’Anm, ma trova, secondo alcune fonti parlamentari, il presidente un po’ freddino: niente preclusioni, solo qualche perplessità sull’età e sulla poca esperienza di Alfano. Anche se poi dal Colle fanno sapere che il capo dello Stato non mette alcun veto preventivo. Nemmeno, per fare un esempio, su Roberto Calderoli, tanto più dopo le parole in sua difesa del ministro degli Esteri Massimo D’Alema «che nessuno ha criticato». I rapporti tra la Lega e la presidenza negli ultimi tempi sono molto migliorati, come dimostra il recente «cordiale incontro» con Umberto Bossi, al quale Napolitano ha confermato di non avere pregiudizi contro il Carroccio.
Il secondo problema riguarda le dimensioni del governo. Le nuove disposizioni approvate con il voto all’ultima Finanziaria prevedono una robusta sforbiciata alla squadra: la nuova compagine di governo non dovrà dunque superare i sessanta elementi e non potrà avere più di dodici ministri con il portafoglio. La richieste sono tante, le pressioni pure. Da qui l’idea di spacchettare qualche dicastero per redistribuire le deleghe a più persone.
Si può fare? E come? L’argomento viene ovviamente esaminato sotto tutti i profili durante l’incontro al Quirinale. Si fanno delle ipotesi, si studiano le soluzioni, si esaminano i precedenti: il Berlusconi II del giugno 2001, che ricorse al decreto legge per affidare a Gasparri le Comunicazioni e a Sirchia la Salute, e il Prodi II, che nel maggio 2006 usò la stessa strada per passare da 12 e 18 dicasteri con il portafoglio. Ma adesso la legge è cambiata e i margini di manovra per i premier sono molto più stretti.
Napolitano ricorda le perplessità di diversi costituzionalisti su questo tema: un decreto per spacchettare non avrebbe forse le obbligatorie caratteristiche di necessità e urgenza. Meglio aspettare, dice perciò al Cavaliere, e partire con dodici ministri e rimandare semmai l’allargamento a una seconda fase: se il premier dovrà irrobustire il governo, potrà farlo presentando un normale disegno di legge. Berlusconi è d’accordo. Anzi, come spiega più tardi il neocapogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, «è una forzatura» sostenere che Berlusconi voglia moltiplicare i ministeri. «Quello con il capo dello Stato - riferisce - è stato un colloquio per valutare il quadro generale, ma le consultazioni proseguono secondo il loro calendario istituzionale».
Dopo i presidenti di Camera e Senato e i rappresentanti dei gruppi minori, oggi toccherà ai cinque big e poi in serata agli ex presidenti. Berlusconi a questo punto vuole accelerare. Il suo programma è quello di prendere l’incarico già stasera e di tornare sul Colle ventiquattr’ore più tardi con la lista completa: dodici ministri con il portafoglio, otto senza, dieci viceministri. Il suo obbiettivo è quello di giurare entro domani.

Ma la strada non è ancora del tutto spianata. «Sto giocando a Risiko», confida ai suoi. Se ci saranno problemi, slitterà tutto a sabato: «Né di Venere né di Marte non si sposa e non si parte né si dà principio all’arte».

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