Berlusconi, un oblio da 1722 citazioni

Nei primi sette giorni dell'era Monti, il suo precedessore continua a dominare le cronache e viene citato dai giornali tre volte più di Bersani. Stesso copione su Internet e nei programmi satirici.

Saremo pure entrati nell'era post-berlusconiana ma la stampa nazionale non sembra poter fare a meno di lui. Come ha calcolato il magazine «fareitalia-mag», nella prima settimana (14-20 novembre) del premierato Monti, la parola «Berlusconi» ricorre sulla stampa nazionale con una frequenza talmente elevata da far pensare a qualcosa che oscilla tra la nostalgia e la necessità. Nei primi sette giorni dell'era post-dimissioni, il cognome dell'ex primo ministro fa capolino sulle pagine dei quotidiani 1722 volte. Una comparazione può aiutare a farsi un'idea: il nome del neopremier Mario Monti si attesta a quota 2494, quello di Pierluigi Bersani, si ferma ad appena 484 (in pratica poco più di un quarto delle cifre del Cavaliere). Il giorno successivo alle dimissioni, Silvio Berlusconi, ormai privo della qualifica di premier, è chiamato in causa dalla stampa 317 volte, il giorno dopo l'insediamento del nuovo primo ministro le volte sono 266 e in una giornata «routinaria» l'ex premier tocca comunque quota 135. Stesso discorso per Internet e per la televisione dove in particolare i programmi satirici proprio non ce la fanno a fare a meno di lui. D'altra parte non mancano coloro tra i suoi detrattori che hanno fatto pubblicamente «outing» sul rischio di provare nostalgia per il «nemico». Nichi Vendola lo ha lodato come «gran combattente», invitando tutti a stare attenti «perché come ha detto Fiorello, il terzo giorno potrebbe risorgere». E anche Enrico Rossi, governatore della Regione Toscana, qualche giorno fa ospite di «Un giorno da pecora» ha ammesso: «Nostalgia di Berlusconi? Un po' sì». E perché? «Perché con lui era facile in fondo: bastava dargli addosso, e via». E ora invece? «Ora bisogna trottare di più, tutti quanti». A questo punto, come scrive «fareitalia-mag», diventa di necessità quasi vitale per tutti trovare «un rimpiazzo, un capro espiatorio, un eroe. Qualcuno con lo stesso formidabile potere di farci sentire pro o contro, e dunque in qualche modo gruppo e fazione.

Un nuovo polarizzatore e un nuovo simbolo che rappresenti, allo stesso tempo e a scelta, il modello a cui tendere e il mostro da cui differenziarsi il più possibile, con una rassicurante semplificazione che aiuta tutti nel complesso gioco delle identità».

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