Berlusconi: oggi su Nicola le prove generali

L'apertura al Cav di Calearo fa infuriare il suo leader Rutelli. I rumors. già oggi Romano molla Casini. Per gli imprenditori il premier intona: "Se mi lasci è un affare", la parodia anti-Fini che impazza in rete

Berlusconi: oggi su Nicola le prove generali

Roma - Una boutade, certo. Ma piuttosto sintomatica se lunedì sera - davanti a un gruppo d’imprenditori riuniti a cena a Villa Gernetto e con il solito Mariani alle tastiere - Berlusconi s’è levato la soddisfazione d’intonare qualche strofa di Se ci lasci è un affare, la parodia di Se mi lasci non vale che da qualche settimana impazza su internet facendosi beffe di Fini e dei suoi guai estivi. Insomma, al di là del tavolo aperto tra Ghedini e la Bongiorno sul nodo giustizia pare davvero difficile che la frattura tra i due contendenti possa in qualche modo ricomporsi. Tanto che il Cavaliere continua a lavorare per arrivare alla fatidica quota 316 indipendentemente dal Fli. Cosa che gli permetterebbe di non dare alcun riconoscimento politico ai finiani e di renderli inefficaci rispetto alla tenuta della maggioranza. Per questo il premier lavora sul discorso della prossima settimana alla Camere continuando a tenere sulla scrivania il canovaccio dell’intervento fatto ad Onna il 25 aprile di due anni fa. Un discorso di largo respiro e che guardi a moderati e centristi. Nel frattempo, però, gli occhi sono tutti puntati sul voto di questa mattina a Montecitorio, quando la Camera si pronuncerà sull’autorizzazione a utilizzare le intercettazioni a carico dell’ex sottosegretario Cosentino. Una sorta di «prova generale» dell’atteso voto sui cinque punti programmatici.
Di questo si parla nella riunione serale a Palazzo Grazioli con i coordinatori del Pdl Bondi, Verdini e La Russa, i sottosegretari Letta e Bonaiuti e i capigruppo Cicchitto, Gasparri e Quagliariello. Un incontro dove si sottolinea come il Fli sia ancora una volta in difficoltà a coprire la frattura interna, tanto da paventare l’ipotesi di scegliere la via dell’astensione. Se fosse, sarebbe la seconda sulle uniche due votazioni importanti da quando si sono formati i gruppi finiani (l’altra sempre in materia di giustizia fu su Caliendo). Non certo un bel biglietto da visita per il Fli. A favore di Fini, però, gioca il fatto che con tutta probabilità il voto di oggi sarà segreto, cosa che da una parte copre le divisioni nel Fli ma dall’altra allarga decisamente l’orizzonte della maggioranza. L’Udc, infatti, ha già fatto sapere che voterà a favore ma in molti sono pronti a scommettere che diversi deputati centristi non seguiranno. Soprattutto chi ha delle inchieste a carico. E stesso discorso vale per il Pd, visto che al di là di chi ha fronti aperti con la giustizia c’è pure il senso di appartenenza che da sempre ricompatta i parlamentari in votazioni di questo genere. Dare il via libera all’uso delle intercettazioni di Cosentino sarebbe un precedente pesante nonostante i finiani facciano notare che l’ex sottosegretario all’Economia ha a suo carico richieste di arresto che hanno passato diversi gradi di giudizio. Il precedente è infatti eloquente: quando - sempre con voto segreto - si votò sulla richiesta d’arresto per Cosentino la maggioranza contò ben 51 voti in più.
Nonostante la materia sia particolare, insomma, a Palazzo Grazioli considerano il voto di oggi una sorta di «prova generale» di quel che succederà la prossima settimana. Un test per verificare - pallottoliere alla mano - la tenuta della maggioranza mentre continuano gli abboccamenti con il fronte moderato. Tanto che l’ennesima apertura di Calearo al Cavaliere fa infuriare l’Api che minaccia di metterlo fuori dal gruppo di Rutelli. Mentre si sussurra che l’Udc Romano, capofila dei siciliani, possa dare l’addio a Casini già questa mattina. E sul fronte centrista qualcuno a via del Plebiscito nota con una certa sorpresa che venerdì prima di pranzo è atteso a Palazzo Grazioli l’ex ministro Pisanu.

Da tempo in rotta di collisione con Berlusconi e molto vicino alle posizioni di Fini, il presidente dell’Antimafia porterà al premier una delegazione di operai sardi. Dopo quello a Villa Certosa è il secondo faccia a faccia in meno di un mese.

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