Berlusconi: ora un governo d’interesse nazionale

Intesa per evitare brogli al congresso. I prodiani ritirano la minaccia di scissione ma resta la tensione

Adalberto Signore

nostro inviato a Isernia

No a un governo tecnico perché «oggi la politica non può farsi da parte», sì a un esecutivo «d'interesse nazionale» e di «grande accordo» che porti il Paese «alle elezioni in 12-24 mesi». Dal Molise, alla sua terza visita in meno di un mese in vista delle regionali del 5 novembre, Silvio Berlusconi delinea gli scenari di un possibile dopo-Prodi, eventualità cui sembrano ormai dar credito anche molti esponenti della maggioranza.
Così, nonostante il Professore sia ancora saldamente seduto sulla poltrona più alta di Palazzo Chigi, la giornata del Cavaliere e pure del resto del centrodestra è scandita da un susseguirsi di dichiarazioni sul destino del governo e sugli scenari futuri. Con tanto d'incontro mattutino a Montecitorio con Pier Ferdinando Casini, un faccia a faccia che sembra distendere di molto il clima tra i due. «Una chiacchierata cordiale, si può andare divisi, ma colpire uniti», spiega conciliante Berlusconi riferendosi al leader centrista. Che pare anche lui alquanto rasserenato. «Non si può ancora parlare di ritrovata sintonia - si leggerà più tardi in una nota dell'Udc -, ma di convergenze interessanti sicuramente sì».
Parole che seguono l'apertura dell’ex premier a un governo di larghe intese, eventualità cui da molto tempo guarda con interesse Casini («Berlusconi - spiega - non è mica stupido, è un uomo che ragiona e sa che l'ipotesi di elezioni anticipate non è reale»). E con i suoi l’ex presidente della Camera non nasconde una certa soddisfazione, visto che - dice - «come era già avvenuto sulla politica estera, alla fine è lui a venire sulle nostre posizioni». E poi, riflette Casini, «senza Berlusconi, come senza di me, l'ipotesi delle larghe intese non starebbe in piedi».
Sul punto un deciso via libera arriva anche da An. «Siamo d'accordo - spiega il portavoce del partito Andrea Ronchi - a qualsiasi cosa serva a far cadere Prodi». Mentre è contraria la Lega. Netto l'altolà di Roberto Calderoli: «Sento puzza di inciucio, vade retro Satana...». «Io non smentisco Berlusconi, ma bisogna vedere cosa significa governo di larghe intese, io qualche dubbio ce l’ho, la Lega è per il voto - fa sapere in serata Umberto Bossi -. Non so se Berlusconi abbia parlato con qualcuno. Se ha detto queste parole vuol dire che pensa sia possibile. A me sembra difficile, ma comunque detto da lui ha un grosso peso, perché il capo della Cdl è lui».
Il terzo appuntamento molisano, dunque, vede un Berlusconi certamente più cauto, che passa con abilità dalla piazza al tavolo dei volenterosi («non è con le manifestazioni - dice a sera durante un comizio - che si manda a casa questo governo, ma certo la piazza ti fa sentire meglio»). Attento alle esigenze della pancia del centrodestra, dunque, ma deciso a non farsi scavalcare da Casini sul fronte del dialogo. Insomma, «visto che questo governo è incapace di governare», perché «succube dell’estrema sinistra», forse «varrebbe la pena fermarsi un momento e considerare l'ipotesi di dialogare con gli uomini di buona volontà». Ma, spiega, «non ho nessuna ambizione di entrare in un governo di larghe intese».
«Ne resterei fuori - aggiunge - lasciando ad altre personalità di Forza Italia, come Giulio Tremonti, il compito di rappresentare il mio partito». Deciso il «no» ai tecnici come Mario Draghi, perché «non penso che la politica possa farsi da parte». Eppoi, «dentro il panorama di entrambi gli schieramenti, ci sono personalità con competenze tali da poter dar vita a un esecutivo valido».
E alla domanda se sia intenzionato a far parate di un eventuale governo di larghe intese, il Cavaliere risponde sibillino: «No, io no. Sono una risorsa a disposizione, ma non ho nessuna ambizione politica, sono solo preoccupato del Paese e degli interessi degli italiani. Arrivo a dire che se fosse necessario, per dare sostanza a questo governo, potrei anche entrarci nel ruolo dell'ultimo ministro, quello ad esempio dell’attuazione del programma. Però, in partenza, mi piacerebbe non esserci».
Durante il comizio serale, il Cavaliere torna anche sulla manifestazione del 2 dicembre contro la Finanziaria. «Ci saranno tutti i partiti della Cdl», dice. Eventualità che, nonostante le «convergenze interessanti», l'Udc smentisce categoricamente. «La nostra gente - dicono da via Due Macelli - manifesterà domani (oggi per chi legge, ndr) a Roma. Niente altro».
Poi, il Cavaliere torna su Prodi, «un pericoloso bugiardo».

In tema, una delle battute che fa nel primo pomeriggio a un gruppo di medici durante la sua visita al Neuromed di Pozzilli, pochi chilometri da Isernia, quando gli mostrano alcune radiografie: «Se fosse la testa di Prodi, non si vedrebbe niente».

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