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Dilaga il "doomscrolling". Cos'è e come difendersi

Una vera e propria ossessione che rischia di farci cadere in una spirale d'ansia

Dilaga il "doomscrolling". Cos'è e come difendersi
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C'è un filo sottile che lega il gesto automatico di scorrere lo schermo al bisogno di avere risposte soprattutto nel campo dell'informazione e dell'attualità. Secondo uno studio di AstraRicerche, il secondo genere più seguito dagli italiani è il true crime (37,4%) e quasi un italiano su tre dichiara di amare le storie di cronaca nera. Questi numeri, però, raccontano più di una semplice passione: fotografano il bisogno costante di rimanere informati sul lato più oscuro della realtà. È qui che prende forma il doomscrolling, o doomsurfing, ovvero l'abitudine a leggere continuamente notizie inquietanti tra fatti di sangue, allarmi e tragedie.

Cos'è il doomscrolling

Il termine doomscrolling indica la tendenza a consumare in modo compulsivo contenuti online a forte carica negativa, soprattutto sui social media: notizie di crisi, disastri, tragedie e catastrofi che l'utente continua a cercare e selezionare, spesso senza riuscire a interrompere il flusso. La parola è stata selezionata persino da Oxford Dictionary come "Word of the Year" per il 2020 e indica, letteralmente, lo scorrere lo schermo dello smartphone (scrolling) per ricercare nei feed di quotidiani e social network cattive notizie e sventure (dooms). A definire i contorni della tendenza è stata invece la rivista Perspectives in Psychiatric Care che, nel 2022, ha inquadrato il fenomeno come un comportamento ripetitivo legato all'esposizione costante a informazioni allarmanti che, però, ha una spiegazione ben precisa.

Perché siamo ossessionati dalle cattive notizie

Il termine doomscrolling è esploso nel 2020, durante la pandemia da Covid-19, quando l'incertezza globale e l'isolamento forzato hanno spinto milioni di persone a rifugiarsi sul web. Giornate intere trascorse a scorrere aggiornamenti in tempo reale su contagi, ricoveri e decessi hanno trasformato il gesto dello scroll in una forma di vigilanza, un bisogno incessante di restare all'erta in un mondo che sembrava precipitare nel caos. Sebbene ora il fenomeno si estenda a una vasta gamma di argomenti, per gli psicologi l'origine del doomscrolling risiede nella paura di rimanere ignari di qualcosa di fondamentale: se il mondo sembra andare male, l’utente sente il dovere di essere sempre informato per mantenere un minimo di controllo su ciò che accade. La realtà, però, è che non si arriva mai davvero a sentirsi "sazi" di notizie, alimentando una spirale che induce a cercare costantemente ulteriori informazioni. A essere maggiormente predisposti a questa ossessione sono i soggetti più vulnerabili, che soffrono di ansia.

Tecniche per smettere

Per "guarire" dal doomscrolling non è necessario gettare lo smartphone ma piuttosto imparare a gestire in modo consapevole del tempo trascorso online. Il primo passo è riconoscere quando il continuo scorrere tra le notizie ci porta più stress che vantaggi, diventando una fonte di ansia piuttosto che di informazione utile. Gli esperti consigliano di stabilire delle regole chiare, come limitare l'accesso alle notizie a due brevi sessioni al giorno, magari di soli 15 minuti ciascuna.

Disattivare le notifiche e orientarsi verso fonti di informazione selezionate, evitando il flusso caotico e spesso allarmante degli algoritmi social. Imparare a convivere con l'incertezza, senza essere costantemente alla ricerca di conferme, è la chiave per proteggere la propria serenità mentale in un'epoca di sovraccarico informativo.

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