Berlusconi è preoccupato: Gianfranco fa sponda ai pm

RomaIl concetto è tornato più volte nei discorsi delle ultime settimane a Palazzo Grazioli, dove non è passata inosservata la «congiuntura» tra l’accelerazione giudiziaria e la lenta escalation di Fini durante la sua maratona nelle trasmissioni d’approfondimento tv. Insomma, che ci sia un nesso, secondo gli uomini più vicini al premier è fuor di dubbio. Tanto che nella cena di giovedì scorso con una decina di senatori Berlusconi l’ha buttata lì: Fini sta facendo da sponda a certa magistratura. Concetto ribadito anche nei giorni successivi e poi, seppure in maniera edulcorata, finito perfino sul Mattinale, una sorta di rassegna stampa fatta a via del Plebiscito che ogni giorno finisce sulla scrivania del Cavaliere (dove si puntava il dito anche contro Montezemolo, Casini, Rutelli e Pisanu).
Un dubbio, quello sul presidente della Camera, che Berlusconi ha confidato in privato anche nelle ultime ore, individuando tre diversi fronti di quello che continua a definire «un vero e proprio accerchiamento» che ha come solo obiettivo quello di «far cadere il governo». Primo fronte: l’attivismo di certe procure. Secondo: il circuito mediatico che rilancia le inchieste (il riferimento è ad Annozero e Ballarò). Terzo: la sponda istituzionale. E in questo senso viene letta a Palazzo Grazioli la difesa di Fini dell’operato della magistratura («non c’è alcuna congiura contro il governo») e l’affondo sulla legalità. Un modo per prendere le distanze non solo dal Cavaliere ma pure da chi nella maggioranza e nel governo è nel mirino delle procure. Una lista destinata ad allungarsi, visto che il tam tam del Palazzo già fa il nome di altri due politici di primo piano pronti ad andare sulla graticola, compreso un ex colonnello di An (martedì i rumors parlavano anche di Verdini che proprio ieri è stato indagato a Roma per corruzione).
Una sorta di «tenaglia», dunque. Con Fini - è la sensazione di alcuni degli uomini più vicini al premier - che si sarebbe proposto come garante della magistratura nel dopo Berlusconi. E in questo senso vengono lette le sue uscite degli ultimi tempi, dal fuori onda di Pescara con il procuratore Trifuoggi ai recenti incontri con i vertici dell’Anm, dalle resistenze sul ddl intercettazioni fino al braccio di ferro sul ddl anticorruzione (arrivato ieri al Senato con la previsione dell’ineleggibilità per cinque anni per chi è stato condannato per corruzione in via definitiva).
Una situazione, dunque, che si fa di giorno in giorno più tesa. Con Fini che dopo la sua intervista a SkyTg24 avrebbe fatto recapitare al Cavaliere il seguente messaggio: è solo l’inizio, sono intenzionato ad andare avanti a spiegare le mie ragioni. E forse è proprio perché la soglia di sicurezza è stata ormai superata che ieri si sono messi in moto i pontieri, con i finiani Augello e Moffa che hanno chiamato a raccolta un gruppo di parlamentari pronti a fare da «cuscinetto» tra premier e presidente della Camera nel tentativo di arrivare a una ricucitura. Sulla quale Berlusconi - che in serata ha incontrato i due - non ha chiuso la porta dicendosi pronto a «riprendere il dialogo».
E quanto il momento sia preoccupante lo si coglie parlando con i vertici del Carroccio, visto che uno degli uomini più vicini a Bossi è convinto che «gli avvisi di garanzia continueranno» e che «la tenuta del governo sia a rischio». Anzi, «prima o poi le procure se la prenderanno anche con noi». Si riaffaccia, dunque, l’ipotesi di elezioni anticipate, perché se è vero che per giugno non ci sono i tempi tecnici sarebbe comunque possibile votare a ottobre (visto che la Finanziaria ormai si incardina a luglio e non in autunno).
È in questo clima che il premier sale al Quirinale per affrontare il nodo del dopo Scajola. Al capo dello Stato Berlusconi non dà tempi precisi, ma si impegna a risolvere a breve la questione dell’interim allo Sviluppo economico (di cui ieri ha preso le deleghe). Insomma, è il senso del ragionamento con Napolitano, solo il tempo di trovare la soluzione più adeguata. Il premier è tentato dalla scelta di un tecnico, anche se le ipotesi sono diverse, compresa quella di un giovane (pare si sia fatta avanti la Prestigiacomo).

In pole position sembra resti ancora Romani, ma c’è anche chi ipotizza il cosiddetto «scambione»: Brunetta al posto di Scajola, Cicchitto al posto di Brunetta alla Pubblica amministrazione e Lupi al posto di Cicchitto come capogruppo alla Camera. Ma Tremonti non gradirebbe.

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