Berlusconi: «Rivedremo la manovra»

nostro inviato a San Paolo

Manovra e media. Passate quasi quindici ore in volo per spostarsi dal Canada al Brasile, per Silvio Berlusconi i fronti aperti restano gli stessi. Le misure anticrisi da una parte, con la carica dei governatori che - Formigoni in prima linea - minacciano di restituire le deleghe se non si riaprirà il confronto con Tremonti. E il Corriere della Sera dall’altra, perché dopo il lungo resoconto di domenica in cui si raccontava della nomina di Brancher (a firma del direttore e con l’evidente placet del Quirinale) ieri il quotidiano di via Solferino affidava la linea del giornale a un editoriale di Galli della Loggia in cui si puntava il dito non solo contro il governo ma soprattutto contro «l’incapacità di leadership» del Cavaliere, definito un premier «assente» e che non ha mantenuto nessuna delle promesse. Un vero e proprio uno-due che Berlusconi non manda giù, convinto - dice in privato e usando toni ben più coloriti - che il Corriere abbia ormai deciso di puntare i cannoni contro l’esecutivo. Una manovra, secondo il Cavaliere, benedetta dall’alto perché due affondi così pesanti in sole 48 ore non possono essere frutto del caso.
E se sul primo fronte l’intenzione del premier è cercare un punto di mediazione, sul secondo la linea è decisamente più dura. Per questo, appena messo piede nella hall dell’hotel Tivoli di San Paolo, Berlusconi apre alla possibilità di ritoccare le misure anticrisi. «Rivedremo la manovra», spiega rispondendo a una domanda sulle critiche delle Regioni e sulla richiesta del presidente della Conferenza unificata Errani di un faccia a faccia col premier. Un segnale di distensione, certo, anche se sembra che Berlusconi non abbia alcuna intenzione di riaprire da zero la discussione in Parlamento. Anche perché ridurre i tagli alle Regioni significherebbe recuperare quelle somme sui ministeri rischiando di aprire un fronte interno al governo.
Tanto che passati pochi minuti è il sottosegretario alla presidenza Bonaiuti a farsi interprete della linea del Cavaliere. «Il presidente - spiega - ha risposto con un sì alla domanda se intenda incontrare le Regioni ma quel sì non si riferiva certo alla possibilità di rivedere neanche su quel punto una manovra già delineata». Insomma, se ci saranno ritocchi si tratterà solo di piccoli riequilibri interni tra Regioni che non andranno però a incidere sui saldi. D’altra parte, durante la conferenza stampa di chiusura del G20 di Toronto e con Tremonti al suo fianco, il premier non aveva esitato a dire che pur essendo «sempre difficile e doloroso» («abolire enti» significa che «molte persone devono cercarsi un altro lavoro») Regioni, Province e Comuni «non possono andare avanti così a sprecare i soldi dei cittadini». Concetto ribadito a San Paolo durante l’incontro con la comunità italiana: «Ho messo in questi giorni il naso nelle spese delle Regioni e ne ho provato un profondo brivido alla schiena. C’è sicuramente il modo di risparmiare». Anche da parte loro, dunque, uno sforzo è necessario.
Nessuno spiraglio, invece, sul fronte Corriere. Nei suoi ragionamenti privati il Cavaliere non usa infatti mezze misure, convinto che un cambio di passo così deciso e repentino a via Solferino sia il segnale che è ripreso quell’accerchiamento al governo che solo la mancata tragedia di piazza Duomo riuscì a stoppare. Perché - è la convinzione del premier - il Corriere non si muove né per caso né per conto suo, visto che deve rendere conto a un parco azionisti piuttosto pesante. Il nome del quotidiano di via Solferino Berlusconi non lo fa.
Ma nella sua prima missione in Brasile - oggi, spiega il viceministro allo Sviluppo Urso, saranno firmati accordi per dieci miliardi di euro - non manca di prendersela con la stampa. «Bisognerebbe fare uno sciopero degli italiani - dice- per insegnare ai giornali a non prendere in giro i lettori». Il riferimento esplicito è ai resoconti sul G20 che «sono l’esatto contrario di come è andata veramente la riunione», anche se - aggiunge - da molti mesi «c’è una disinformazione inconcepibile».

Ce l’ha con qualche sfumatura «gossippara» uscita su alcuni giornali di ieri, ma soprattutto ce l’ha con il Corriere della Sera e la sua decisione di «scendere in campo». A tarda sera davanti alla Comunità italiana, ne ha anche per la magistratura: «Il potere che hanno certi giudici è la metastasi del sistema attuale, una spina nel fianco della nostra civiltà».

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