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Berlusconi scrive al Giornale: "Su di me un accanimento" Mediatrade, chiesto giudizio

Continua l'assalto giudiziario. A Milano l'attacco al processo Mills. A Roma l'offensiva sui diritti tv. Il Cav al Giornale: "Contro di me un accanimento giudiziario"

Berlusconi scrive al Giornale:  "Su di me un accanimento" Mediatrade, chiesto giudizio

Continua l'assalto giudiziario al Cavaliere. La morsa dei magistrati si stringe attorno all'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Mentre il pm di Milano Fabio De Pasquale sferra l'ennesimo, violento attacco chiedendo una condanna a cinque anni di carcere per il processo Mills, la procura capitolina ha, infatti, chiesto il rinvio a giudizio per Berlusconi e altre undici persone per "presunte irregolarità nella compravendita dei diritti televisivi". A rischiare il processo ci sarebbero anche il figlio del Cavaliere, Piersilvio Berlusconi, e il produttore Frank Agrama.

Il procuratore reggente Giancarlo Capaldo, l’aggiunto Pierfilippo Laviani e il pm Barbara Sargenti hanno accusato l'ex presidente del Consiglio di "reati di evasione fiscale e violazione di norme tributarie". Secondo le ricostruzioni fatte dai clienti, la frode fiscale ammonterebbe a circa 10 milioni di euro. Sull'inchiesta, inviata nella Capitale dai pubblici ministeri milanesi, incombe il rischio della prescrizione dal momento che i fatti contestati risalgono alla compravendita di diritti televisivi contabilizzati nel 2004. Non solo. Nell’aprile del 2013 cadranno in prescrizione le dichiarazioni dei redditi del gruppo di Cologno Monzese presentate nel 2005.

Oltre al Cavaliere e al figlio Piersilvio, il pm Sargenti ha chiesto il rinvio a giudizio del produttore televisivo americano Frank Agrama e dei manager Pasquale Cannatelli, Andrea Goretti, Gabriella Ballabio, Daniele Lorenzano, Giorgio Dal Negro, Roberto Pace e Guido Barbieri, nonché degli affaristi cinesi Paddy Chan e Catherine Hsu Chun. I magistrati ritengono che siano stati "gonfiati i prezzi dei diritti acquistati presso alcune importanti major statunitensi".

La sovrafatturazione avrebbe consentito a Rti e Mediatrade di "detrarre fiscalmente cifre superiori a quelle effettivamente sborsate".

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