Berlusconi, si aprono le urne e arriva l’avviso di garanzia

RomaUn weekend da battiquorum: un nuovo avviso di garanzia, un altro capitolo dello sputtanamento e l’esito incerto dei referendum. Se è vero che rispetto alle altre elezioni, politiche e amministrative, è più difficile avere in mano sondaggi attendibili sull’affluenza ai referendum, la sensazione è che alle urne, oggi e domani, ci possano andare la metà degli italiani.
Il numero da tenere sott’occhio è quello di 25.209.346, se si include la circoscrizione estero. Qualora gli elettori dovessero raggiungere questa soglia, presumibilmente con la vittoria dei «sì», per Berlusconi sarebbe sconfitta. Se, al contrario, non si dovesse raggiungere il quorum, il ko sarebbe addebitabile alle opposizioni e il Cavaliere tirerebbe un sospiro di sollievo. Il premier potrebbe colorare gli astenuti come berlusconiani da sommarsi a coloro che diranno «no» ai quattro quesiti. Ma la scommessa è rischiosa. Le ultime voci danno una forbice, amplissima, che va dal 45 al 55 per cento. In pratica un 1 X 2 che vuol dire incertezza totale. Qualche pidiellino particolarmente pessimista già si fascia la testa: «È stato un errore dire agli italiani di andare al mare. Così facendo si sono soltanto stuzzicati gli antiberlusconiani, spingendoli a frotte verso i seggi».
In effetti la politicizzazione dei quattro quesiti è stata altissima. Ma a differenza delle altre volte, in questa occasione, anche tra gli uomini più vicini a Berlusconi è diffusa la convinzione che il Cavaliere non avrebbe dovuto esporsi così tanto. «Il vento - ammettono - è cambiato con la sconfitta di Milano e Napoli. E se passa il messaggio che andando a votare possa esserci la spallata al governo, sarebbero guai». Il premier non se ne cruccia più di tanto, quasi distante nel suo buen retiro di villa Certosa in Sardegna. «L’esito del voto non avrà alcun effetto sull’esecutivo - continua a ripetere scaramantico - andiamo avanti col programma fino al 2013». Altri esponenti della maggioranza, invece, annusano troppo catastrofismo nell’aria e sottolineano che portare più di venti milioni alle urne non è facilissimo. E il Cavaliere, in fondo, è fiducioso.
Certo, l’ennesima lenzuolata di intercettazioni apparsa su Repubblica sulle sue feste private lo ha rabbuiato e convinto che «avevo ragione a dire che la legge sulle spiate era sacrosanta. Sa-cro-san-ta. Vogliono farmi fuori con ogni mezzo ma non ci riusciranno». E i mezzi sono i soliti: media e procure. Tanto che ieri è arrivata la conferma che la procura di Modena ha iscritto nel registro degli indagati il presidente del Consiglio per vilipendio all’ordine giudiziario. Il tutto è partito da un esposto di un ambulante che ha portato in tribunale alcune frasi pronunciate dal premier contro i magistrati. Gli atti sono stati trasmessi alla procura di Monza, nell’attesa di un’autorizzazione a procedere.
Insomma, gli attacchi si fanno più violenti quando si ha la sensazione che il premier sia in difficoltà.

Ma Berlusconi sa anche che la riscossa è possibile qualora la riforma del fisco andasse in porto. Certo, le ritrosie e le cautele di Tremonti pesano. Ma l’appoggio della Lega, che con Maroni ha chiesto «coraggio» al ministro dell’Economia, resta un buon auspicio per andare avanti insieme.

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