Roma«Care opposizioni, rassegnatevi: il governo andrà avanti fino al 2013». Il messaggio è chiaro e assume, nella costruzione retorica utilizzata dal premier, la forma di un consiglio disinteressato pronunciato da una posizione di forza. Un invito alla collaborazione lasciato cadere da chi, incassata lennesima fiducia parlamentare, sente di avere la legittimazione per lanciare al centrosinistra un richiamo alla responsabilità e provare così a ribaltare il tavolo, dopo le ultime sconfitte elettorali e alla vigilia di una settimana decisiva per il governo, con il Consiglio dei ministri che dovrà plasmare la riforma fiscale e la manovra economica, preceduto da un delicato vertice di maggioranza.
Silvio Berlusconi torna a scegliere, dopo un lungo periodo di silenzio, il sito dei Promotori della libertà per lanciare i suoi messaggi. Lo fa di mattina presto, alle 7.30, quasi a voler dettare e orientare lagenda e le priorità di giornata. Il premier carica i suoi, esalta i risultati ottenuti negli ultimi sette giorni: dalla fiducia al decreto sviluppo; dalla verifica parlamentare fino alle nomine di Mario Draghi (alla Bce) e Lamberto Zanier (a segretario generale dellOsce). Ma guarda anche e soprattutto allesterno, e in particolare alle opposizioni che hanno unito le loro voci in queste settimane per annunciare la prematura fine della sua stagione politica. E che ora si ritrovano a fare i conti con un esecutivo che per la prima volta ha tagliato il traguardo della maggioranza assoluta con il voto a favore di 317 deputati.
Il governo, dice il premier, «ha ancora 18 mesi di legislatura davanti a sé. Ho detto ai nostri oppositori: cerchiamo di impiegarli bene e realizzare insieme le riforme che servono al Paese, e soprattutto pensate se non vale la pena di accettare questa nostra offerta dopo che ormai avete ben chiaro che il nostro governo continuerà fino alla fine della legislatura. Tanto vale, quindi, cercare di andare daccordo» mettendo gli interessi dellItalia davanti alle convenienze della politica. Insomma, «se cè la volontà io sono disponibile ad avviare un dialogo sulle tre riforme cardine che restano da fare: fisco, architettura istituzionale e giustizia». Fermo restando che la maggioranza, senza più Gianfranco Fini, «è molto più forte e coesa, ed è finalmente in grado di approvare le riforme». Proprio al presidente della Camera Berlusconi dedica un passaggio del suo intervento ricordando come «il 14 dicembre le opposizioni vecchie e nuove tentarono di rovesciare il governo legittimo con un colpo di Palazzo. I voti di fiducia che ci evitarono il ribaltone furono 314. Da allora il nostro governo ha superato vittoriosamente ben 44 voti di fiducia e guadagnato consensi a ogni votazione».
Ma al di là delle schermaglie con lopposizione, nella mente del premier cè soprattutto la volontà di piantare alcuni paletti sulla via delle riforma fiscale, da perseguire attraverso «la prudenza e il rigore». E di inviare un messaggio a destinatari diversi: uno alle famiglie italiane per rassicurarle che lintervento sulle aliquote si farà, sia pure senza fughe in avanti. Un altro a Bruxelles e alla comunità internazionale per far capire che non cè alcuna intenzione di compiere un salto nel buio, di ammorbidire gli impegni assunti sul debito pubblico o fare un assist agli speculatori. «Il governo chiederà al Parlamento la delega per la riforma fiscale prima della pausa estiva» annuncia «in modo da rendere operativa questa riforma voluta da tutti gli italiani perché bisogna spazzare via quel ginepraio di leggi fiscali che si sono succedute in quarantanni dal 1970 a oggi e sono diventate incomprensibili e controproducenti. Questa riforma si dovrebbe realizzare e andare in vigore entro 18 mesi da oggi e cioè entro il termine di questa legislatura». Lintenzione, continua il premier, è quella di «proseguire nella politica di prudenza e di rigore» che consentirà al governo di «mantenere tutti gli impegni: sia con lUe che con le famiglie dei risparmiatori e con gli investitori. Già da ora - aggiunge - grazie alle ricognizioni che abbiamo compiuto con molto scrupolo nei mesi scorsi sui vari capitoli di spesa, sappiamo come intervenire per fare in modo che la manovra e la successiva riforma tributaria non provochino buchi di bilancio». E questo perché «la crisi economica, che è una crisi globale, non è ancora finita, la speculazione internazionale è sempre pronta a colpire le prossime prede, cioè quei Paesi che mostrassero segni di debolezza».
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