Berlusconi zittisce Merkel e Sarkò: "Nessuno può darci lezioni nella Ue"

Il Cav: "Nessuno nell’Unione può autonominarsi commissario e parlare a nome di governi eletti e di popoli europei. Nessuno è in grado di dare lezioni ai partner". Poi sulla crisi: "L’Italia ha già fatto e si appresta a completare quel che è nell’interesse nazionale ed europeo"

Berlusconi zittisce Merkel e Sarkò:  "Nessuno può darci lezioni nella Ue"

A ventiquattrore di distanza Berlusconi replica a chi, in Europa, pensa di dettare la linea all'Italia. "Nessuno nell’Unione può autonominarsi commissario e parlare a nome di governi eletti e di popoli europei. Nessuno è in grado di dare lezioni ai partner". E' durissima la nota del presidente del Consiglio.

Quanto all’andamento dei conti pubblici e degli impegni assunti nei confronti dell’Ue, il Cavaliere puntualizza: "L’Italia ha già fatto e si appresta a completare quel che è nell’interesse nazionale ed europeo, e che corrisponde al suo senso di giustizia e di equità sociale. Onoriamo il nostro debito pubblico puntualmente, abbiamo un avanzo primario più virtuoso di quello dei nostri partner, faremo il pareggio di bilancio nel 2013 e nessuno ha alcunché da temere dalla terza economia europea, e da questo straordinario paese fondatore che tiene cara la cooperazione sovranazionale almeno quanto la sua orgogliosa indipendenza".

"Quanto alle turbolenze da debito sovrano e da crisi del sistema bancario, in particolare franco-tedesco, abbiamo posizioni ferme, che porteremo al prossimo vertice dell’Unione. L’euro è l’unica moneta che non abbia alle spalle, come il dollaro o la sterlina o lo yen, un prestatore di ultima istanza disposto a difendere strutturalmente la sua credibilità di fronte all’aggressività dei mercati finanziari. Questa situazione va corretta una volta per tutte, pena una crisi che sarebbe crisi comune di tutte le economie europee. Stiamo facendo qualche timido passo avanti per un governo dell’area euro, ma resta ancora molto da fare". "La Germania di Angela Merkel - prosegue Berlusconi - è consapevole di questo, e il suo lavoro si avvarrà della nostra leale collaborazione. Nessuno nell’Unione può autonominarsi commissario e parlare a nome di governi eletti e di popoli europei. Nessuno è in grado di dare lezioni ai partner. D’altra parte l’insieme della classe dirigente italiana, se vuol essere considerata tale, invece che un coro di demagoghi, dovrebbe unirsi nello sforzo dello sviluppo e delle necessarie riforme strutturali sulle quali il governo ha preso e sta per prendere nuove decisioni di grande importanza".

Poi, dopo essersi soffermato sulle questioni europee, il presidente del Consiglio si concentra sulle questioni interne. "L’Italia del lavoro e dell’impresa sa come stanno le cose, vuole un deciso impulso alla libertà e alla concorrenza, e non partecipa a giochi di potere, interni ed europei.

Sarebbe un bene - puntualizza il Cavaliere - se l’Italia dei partiti e delle fazioni si scrollasse di dosso le vecchie abitudini negative, e per una volta si mettesse a ragionare in sintonia con il paese reale abbandonando il pessimismo e il catastrofismo. Da qui possono partire il risanamento e la ripresa".

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