Il biliardino dice addio al Bar Sport Nel 2008 giocherà alle Olimpiadi

In Italia ci sono almeno 20mila appassionati: il giocatore-tipo è maschio e ha più di 40 anni. La nostra nazionale? «Fortissima»

Il Bar Sport che alberga dentro ciascuno di noi si fonda su due pilastri: la «Luisona» di benniana memoria e il biliardino con le stecche puzzolenti di grasso, o peggio. Per trovarne qualcuno che esali lo stesso tanfo, bisogna spingersi dove la città si fa periferia.
Qui - alla stregua di animali rari - sopravvivono «circoli ricreativi» dal cui ingresso occhieggia ancora l’insegna con la bionda che dice: «Chiamami Peroni, sarò la tua birra».
Fino alla metà degli anni ’90 il calciobalilla era meglio di «Giochi senza frontiere»: un’attività trasversale e interclassista capace di cementare rapporti sociali, senza bisogno di ricorrere al fischio molesto del duo Pancaldi-Olivieri.
Cartoline dal passato anacronistico rispetto alla nouvelle vague bigliardinesca, che l’anno prossimo irromperà addirittura nei tecno-palasport di Pechino: sede delle Olimpiadi 2008. La notizia da ufficiosa è diventata ufficiale e ora i 20mila appassionati italiani di «pupetti» (come si chiamano i giocatori di plastica fissati sulle stecche) non vedono l’ora che scatti il calcetto d’inizio.
A gioire, dall’aldilà, forse sarà pure il Duce: la storia del «Calcio Balilla» avrebbe infatti origine proprio nel periodo bellico «quando Mussolini - giurano gli analisti del biliardino - escogitò questa alternativa al vero calcio che rischiava di distrarre troppo l’esercito della milizia».
Intanto gli atleti della nostra nazionale non saltano un allenamento: ogni giorno in palestra per irrobustire muscoli e c’è chi addirittura non disdegna sedute di yoga per aumentare la concentrazione. «Nell’ultimo Mondiale che si è svolto in Valle d’Aosta gli italiani hanno fatto un figurone. Alle Olimpiadi andiamo fiduciosi», ci dice Massimo Ragona, 48 anni, che sta al biliardino internazionale come Don King stava alla grande boxe: del resto anche per il calciobalilla si parla di «ganci», ma qui nessuno rischia di andare ko con un cazzotto.
Biliardino, quindi, come paradigma di sport senza contestazioni? Neanche per sogno. Tanto che è stata proprio la Federazione cinese ad avanzare una proposta clamorosa: la moviola in campo nel «table soccer». Certo, qui il problema non è il fuorigioco che nel calcio «vero» agita i sonni di giocatori, tifosi, presidenti e allenatori dalla serie A fino all’ultimo dei campionati dilettanti; nel biliardino - fortunatamente - i giocatori sono inchiodati alle stecche e non c’è il rischio che il guardalinee sbandieri a sproposito. Eppure nell’ultimo Campionato del mondo cominciato i reclami non sono mancati. Quasi tutti «ruotano» attorno a due temi delicatissimi: la «rullata», appunto, e il «gancio», cui facevamo cenno prima. La rullata consiste nel calciare la palla facendo roteare interamente la stecca, mentre il gancio è un doppio tocco consecutivo con gli ometti della stessa fila. Su quest’ultima tecnica gli esperti sono divisi: alcuni regolamenti lo ammettono, altri lo vietano, altri ancora lo contemplano parzialmente.

Da qui la richiesta: «Urge un controllo elettronico sulle azioni dubbie».
A Pechino l’imperativo sarà «palla lunga e smanettare». Ma se le cose dovessero complicarsi, è già pronto il «moviolone»: Biscardi, con gli occhi a mandorla, ci salverà?

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