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Bimbo di 7 anni annega nella piscina comunale "Colpito da un malore mentre giocava in acqua"

Allora attacchiamo con le parole del maresciallo: «È di là, sembra un angioletto». Siamo nell’atrio del pronto soccorso di Desio. Su una sedia, piegata dal dolore, una mamma che non ha più lacrime da versare. È sconvolta. Come si fa a non esserlo. Suo figlio di sette anni è morto in piscina. Alla Porada, un complesso natatorio che è il fiore all’occhiello di Seregno. Ieri pomeriggio, Massimo Castello, classe 2000, è andato all’oratorio San Carlo, quello all’altopiano di Seveso. I ragazzini giocano. La scuola è già alle spalle. È tempo di divertirsi. Di dare quattro calci al pallone, di vedere chi segna più gol, chi imita meglio Buffon. Chi grida, chi scherza, chi ride. Ieri la tragedia. Il gruppo, sono centoventi bambini, va a Seregno per un bel tuffo in piscina. Una nuotata. La giornata è bella. Il sole spara i suoi raggi sullo specchio d’acqua. Fa caldo. La colonnina del mercurio si attesta sui trenta gradi. Un’afa. Alla Porada ci sono già altre comitive di giovani. Famiglie intere. Un po’ di refrigerio, ci vuole. Sono le sedici e dieci. Ecco il dramma, che nessuno può prevedere, evitare. Forse. Per ora sembra così. Massimo si avvia verso il bordo ed ecco il tuffo sotto gli occhi di una bagnina. L’acqua in quel tratto è alta un metro e mezzo. Il bambino riemerge lentamente: è semicosciente. È successo qualcosa: chiaro. Eppure nessuno pensa alla tragedia che si consuma in poco tempo. Il ragazzino è bravo, giudizioso, certo vivace come tutti quelli della sua età. Ha un caschetto di capelli neri e la frangettina sulla fronte. I soccorritori si gettano in acqua, prendono il povero bimbo e lo adagiano sul bordo della piscina. Tentano di fargli un massaggio cardiaco. La respirazione bocca a bocca. Niente.

 Da Desio vola sul posto l’auto medica e l’ambulanza della croce rossa. Non c’è un secondo da perdere. Il dottore sale sulla lettiga che in un battibaleno arriva alla struttura sanitaria. I medici le provano tutte. Massimo finisce nel reparto di terapia intensiva. Non si riprende. Tutta la sua energia, la sua voglia di diventare grande è vanificata da un destino spietato. Alle diciotto e quindici i medici compilano il laconico bollettino medico: Massimo è morto. Arriva il maresciallo ne ha viste tante, ma questa volta deve trovare il coraggio di avvisare i genitori. Non è facile. Perché questa morte assurda? Le ipotesi al momento sono almeno tre. Prima: shock anafilattico per la puntura di qualche insetto a cui era allergico. Seconda: congestione. Terza: infarto. Sarà l’autopsia, già disposta dal magistrato della procura di Monza a svelare la verità. Adesso gli inquirenti lavorano sulle congetture. Massimo, viveva con la mamma, i nonni ed una sorella di 16 anni a Cesano Maderno, in via Sicilia, al popoloso Villaggio Snia.

Quando, con gli amichetti è partito dall’oratorio c’erano il vicario del parroco, quattro animatori e un seminarista. Poi in piscina il personale specializzato. I carabinieri della stazione di Seregno hanno aperto un’indagine per stabilire eventuali responsabilità.

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