La biografa di lady Veronica che esporta il gossip all’estero

Maria Latella alla riscossa, atto secondo. Dopo Tendenza Veronica, 210 pagine di libro pubblicate in Italia da Rizzoli, ecco il bignami: l’affaire Silvio Berlusconi e consorte riassunto in sei pagine in Spagna, su Vanity Fair. Con (sperato) doppio risultato: farsi leggere fin oltre i Pirenei, e magari scatenare un vespaio in Italia, accodandosi a quella che è ormai nota come «operazione sputtanamento» all’estero. Una fortuna comunque per Latella, la traduzione in spagnolo, perché l’italiano lascia un po’ a desiderare, sarà stata la fretta imposta dai tempi del mensile. La descrizione della signora di Macherio, per dire: «Grandi occhi azzurro-verdi ereditati dal nipotino Alessandro»: ma chi eredita da chi? E l’immancabile nota glamour sull’abbigliamento: «Non si è mai vista spesso in tenuta da gran soirée». Ma in fondo è il meno.
Come ama scrivere la direttrice del settimanale di Rcs-Rizzoli «A», però, per capire «conviene fare un passo indietro». Dicesi «buco» la notizia che un giornale diverso dal tuo pubblica e che tu non hai, ma che tu avresti dovuto avere essendo quello il «tuo» settore. Ecco. Per Maria Latella in principio furono non uno, ma ben tre buchi, profondi e neri come l’ira di Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera, fratello editoriale di «A». La Repubblica pubblicò la storia di Silvio Berlusconi alla festa di compleanno di Noemi Letizia, l’Ansa registrò lo sdegno di Veronica Lario. Pochi giorni dopo, furono la Stampa e ancora Repubblica, ad annunciare l’intenzione della first lady di chiedere il divorzio.
Ma lei, Latella, che pure era stata la massima e indiscussa esperta di Veronica per esserne stata amica e cronista per 18 lunghi anni, niente, neppure una riga. Chiaro che la rivincita debba essere corposa, adesso. Salto in avanti ed ecco la coda alle edicole da Madrid alle Canarie per comprare Vanity, che in Italia è il primo concorrente di «A», va be’, e leggere «tendenza Almodóvar» come l’ha ribattezzato ieri Dagospia. «Ciao Silvio», si intitola l’articolessa. Nessun accenno alla guerra senza esclusione di colpi che Repubblica ha scatenato sulla vicenda dall’aprile scorso, beccandosi in ultimo una richiesta danni da un milione di euro da parte del premier, con seguito di barricate a sinistra all’urlo di: la libertà di stampa è a rischio. No. Latella resta ai fatti.
Va be’, fatti. A quelli che lei suppone essere i fatti. Per dire. «Chi ha più da perdere tra Silvio e la sua ex moglie se si andasse davvero alla separazione giudiziale?». Boh: «Solo loro due conoscono la risposta». Di certo c’è che Berlusconi è «determinato a non lasciare granché alla moglie». Cioè, almeno così «lasciano immaginare voci mai direttamente confermate», ecco. Ma questo non è giornalismo d’inchiesta, si dirà, è un feuilleton latino, sono altri i dettagli che contano. «Da oltre cinque mesi marito e moglie non si parlano», rivela Latella. Che però subito corregge: «Si sono forse segretamente incontrati a New York?». Chissà: «È un’ipotesi che al momento non trova alcun fondamento», dannate fonti che parlano con Repubblica.

Ma in fondo chissenefrega se si sono parlati, più suggestiva è l’immagine del Cavaliere che si studia i sondaggi sulle correlazioni mediatiche fra i casi Noemi e D’Addario. Questa è una notizia, ci sono i sondaggi? «Probabile che ci siano», e se non ci sono magari ci saranno, chissà. Il resto è Latella che cita Latella, insomma leggetevi anche il libro, magari ci trovate qualcosa di più.

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