da Roma
Piaccia o no, la Festa di Roma ha cambiato le regole del gioco, costringendo i concorrenti a meglio attrezzarsi per non soccombere. Così se Venezia stringe i tempi per il nuovo Palazzo del cinema, Torino licenzia i direttori del suo festival. Via dunque la coppia Giulia D'Agnolo Vallan & Roberto Turigliatto: al loro posto arriva, in veste di direttore artistico - quindi di sovrano assoluto, benché illuminato - niente meno che Nanni Moretti. Sì, l'icona della sinistra cinematografica, l'artista dalle mille risorse, il regista che s'è incarnato, per sfotterlo, nel Caimano. Una notizia-bomba, che il cineasta ha celato perfino agli amici più stretti. Solo ieri mattina, a poche ore dalla conferenza stampa tenuta sotto la Mole dall'artefice dell'operazione, Alberto Barbera, ex direttore di Torino e Venezia nonché attuale direttore del Museo del cinema, la voce ha preso a diffondersi.
Il ribaltone, se così vogliamo chiamarlo, si propone di rilanciare il marchio torinese, in ribasso dopo l'ultima edizione, inalberando un vessillo glorioso. Da sempre amico della rassegna, sin da quando si chiama «Torino Cinema Giovani», l'autore di Caro diario ha tuttavia temporeggiato prima di cedere: solo sabato 23, dopo la clamorosa rottura consumatasi all'interno dell'associazione che gestisce il festival, è arrivato il suo sì. E a quel punto per il presidente Gianni Rondolino, accusato da Barbera di comportarsi in modo «intransigente e irresponsabile», c'è rimasto poco da fare. Su quel nome Comune, Provincia e Regione, ministero ai Beni culturali e Fondazioni bancarie hanno subito raggiunto l'accordo, sicché il nuovo festival, che avrà una diversa denominazione, potrà contare sui 2 milioni e 200mila euro che andavano al vecchio.
Assente ieri a Torino, Moretti comunica quanto segue: «Ho accettato la proposta del Museo del cinema nella speranza di contribuire al rafforzamento del festival, che non può che partire dal rilancio della sua identità più autentica e dal rinnovo della sua formula, con l'intento di renderla più efficace nei confronti dei cambiamenti in atto nell'industria del cinema e nel panorama dei festival». La prosa non sarà granché, ma l'intento è chiaro: più grinta e più idee, magari unite a una maggiore attenzione verso il cinema italiano, per recuperare visibilità e prestigio. Naturalmente Moretti si augura che i due direttori dimissionati «accettino di condividere con me questo impegno». Il che non succederà. A metà gennaio sarà pronto il nuovo organigramma: in prima fila ci sarà la giornalista/saggista Emanuela Martini.
Tempestato dalle telefonate, Rondolino, il grande sconfitto, annuncia battaglia. «Noi non molliamo. Siamo già al lavoro per la 25ª edizione, quella del Giubileo, che si svolgerà come previsto dal 24 novembre al 2 dicembre 2007. Il Torino Film Festival è il nostro, lo difenderemo da ogni ingerenza politica. Certo, non sarà semplice racimolare il denaro necessario, ma mi sto già muovendo per finanziamenti privati e sponsor». Pur riconoscendo «l'assurdità della situazione», il professore non ha dubbi: «Moretti è il contrario del nostro festival. E poi a dirigerlo davvero saranno Barbera e Della Casa. Temono Roma, vogliono il glamour e i film italiani. Ma se Torino diventa una piccola Festa, allora sì che si perde».
Barbera non ci sta. «La Festa di Roma esiste, in una posizione imbarazzante per tutti e con un'esposizione mediatica enorme. Rispondere Roma ci fa un baffo significa condannare il festival a una marginalità pericolosa. In ogni caso, Moretti non sarà un direttore di bandiera, ma svolgerà a pieno titolo il suo ruolo». Concorda Stefano Della Casa, attuale presidente della locale Film Commission: «La rottura ormai era totale. Da un lato Rondolino e i suoi, per i quali Torino continua ad essere il miglior festival del mondo. Dall'altro chi, come me e tanti altri, ritiene giusto ripensare la formula, puntare su un concorso più qualificato, smetterla coi film di Tonino De Bernardi. Parlare di ingerenza politica non ha senso». Ergo: non si poteva far altro che intervenire. «Mi dispiace per Rondolino», ironizza Della Casa parafrasando il generale Diaz, «ma le sue truppe risalgono senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza».
E Roma come reagisce? Sono quasi tutti in ferie. Solo Giorgio Gosetti, direttore generale della Festa, commenta la rivoluzione torinese, ben sapendo che Moretti non vede con simpatia la kermesse veltroniana. Anzi. «Lo capisco. La sua proposta culturale ha un altro Dna.
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