Per la Borsa Bpm è la prossima preda

Con Bergamo sinergie per 300 milioni. Mazzotta-Profumo e l’impegno per Putnam

da Milano

Unicredit, Capitalia o una way out strategica per Banche Popolari Unite nel caso fallissero le avance con Banca Lombarda: dopo l’invito al consolidamento rivolto al mondo cooperativo dal governatore di Bankitalia, Mario Draghi, Piazza Affari è sempre più persuasa che Popolare di Milano sia la prossima pedina dello scacchiere. Abbastanza, complice probabilmente il pressing di qualcuno dei fondi hedge che nei mesi scorsi avevano preso posizione a Lodi, per trasformare la banca di Roberto Mazzotta nella regina del listino: il titolo ha guadagnato il 6,76% a 12,37 euro tra scambi intensi, ma con il 3,5% di martedì la crescita da inizio anno supera il 26 per cento. A favorire gli acquisti uno studio di Merrill Lynch che promuove un’aggregazione con Bpu, quest’ultima è da settimane in trattativa per unirsi a Banca Lombarda (più 1,1%) ma rimane lo scoglio del differente assetto societario e della governance.
Il gruppo di Emilio Zanetti pensa infatti a una fusione secca con una holding cooperativa ma alcuni grandi soci di Brescia sono perplessi, a partire dalle fondazioni, in attesa di verificare i «valori» dell’offerta. Ecco perché, se anche l’influenza di Giovanni Bazoli sulla città risulterà insufficiente, gli analisti scommettono che Bergamo potrebbe guardare verso Bpm. Un’aggregazione che, sempre secondo Merrill Lynch, avrebbe valide ragioni industriali e produrrebbe fino a 300 milioni tra sinergie e ricavi aggiuntivi.
A convincere la banca d’affari è la complementarietà delle attività centrali e la scarsa sovrapposizione della rete. La stessa variabile che rende Bpm un potente avamposto nella parte più industrializzata del Paese anche per Unicredit e Capitalia. Malgrado Piazza Meda appaia l’unica «opzione» italiana per un gruppo internazionale come Unicredit, Alessandro Profumo è al momento concentrato sulla gara per rilevare con un chip da 4 miliardi l’americana Putnam così da rafforzare il risparmio gestito di Pioneer.
Lo scenario potrebbe, tuttavia, cambiare laddove si concretizzasse il fantasma di una scalata ostile su Milano lanciata da oltrefrontiera. Eventualità che probabilmente diminuirebbe le pretese della fronda dei sindacati interni che ha fatto fallire il matrimonio con Popolare Italiana e che costituisce in questo momento la principale spina nel fianco di Mazzotta.
Anche se i buoni rapporti tra il banchiere e Profumo potrebbero favorire un matrimonio misto, esterno al mondo cooperativo, rimarrebbe la difficoltà di salvaguardare l’identità di Bpm in un assetto divisionale come quello adottato da Unicredit.
«Disinergia» che non ci sarebbe, invece, nei confronti di Capitalia che per la sua stessa organizzazione potrebbe lasciare a Mazzotta maggiori margini di manovra per piegare la resistenza interna e rinunciare all’assetto cooperativo. Il gruppo capitolino presenterà i risultati trimestrali il 10 novembre: appuntamento nel quale gli analisti chiederanno all’amministratore delegato Matteo Arpe ragguagli sulla strategia di medio periodo.

Entro il 17 novembre dovrà, invece, riunirsi il patto di sindacato per scrivere la lista per il rinnovo del consiglio di amministrazione (l’assemblea è il 4-5 dicembre). L’altra possibilità per Capitalia sarebbe Monte dei Paschi, dove appare tuttavia già in manovra il suo principale socio: l’olandese Abn Amro che qualche giorno fa ha fatto visita in Bankitalia.

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