da Milano
Nella roulette impazzita dei mercati non vince più nessuno. Neppure la Federal Reserve, incapace di piegare il pessimismo sempre più nero degli investitori. Alla Banca centrale guidata da Ben Bernanke non è bastato svenarsi per strappare il colosso assicurativo Aig da morte certa con uniniezione ricostituente da 85 miliardi di dollari: le Borse hanno mostrato ancora una volta pollice verso. Temono che la prossima pallina avvelenata si possa fermare sulla casella di Morgan Stanley. O su quella di Goldman Sachs. Non più intoccabili, non più al riparo dalla tempesta perfetta. Kenneth Lewis, il presidente pigliatutto di Bank of America ha sentenziato: «Morgan e Goldman tra un anno non avranno più la forma attuale: ambedue hanno bisogno di più depositi».
Così, si alza lasticella della sfiducia e si abbassano vertiginosamente gli indici, le cui lancette ticchettano allindietro di anni. Si scappa, si cerca riparo. Dove? Sullisola che non cera fino a qualche tempo fa (almeno per gli investitori a caccia di guadagni facili), quella dei titoli di Stato: i Bot Usa a tre mesi non rendono nulla, o quasi (lo 0,38%, roba che non si vedeva dalla Seconda guerra mondiale), ma sembrano andare a ruba. Via dalla Borsa, ordine collettivo tradotto anche ieri in unaltra giornata di passione, costata allEuropa 123 miliardi, che fanno 450 da lunedì scorso, con lindice S&P/Mib rotolato a Milano in tre sedute dell8%, mai così in basso dallottobre del 2003. Soffrono tutti i mercati: da Francoforte (-1,75%), a Parigi (-2,14%), da Londra (-2,25) fino a Mosca, dove le Autorità di vigilanza hanno addirittura dovuto sospendere quasi per lintera giornata le contrattazioni per eccesso di ribasso.
Ma lepicentro del terremoto è sempre lì, a New York. Lo Standard&Poors è arrivato a perdere nel corso della seduta fino al 4% (minimo dal maggio 2005), il Dow Jones è tornato sotto quota 11mila (meno 4,13%) e il Nasdaq ha perso il 4,9%. È lì che il fallimento di Lehman Brothers continua a far danni (il Reserve Primary Fund, uno dei fondi monetari più grandi del mondo, è stato costretto a congelare i rimborsi), è lì che sale lalta marea dello sconforto mentre i prezzi del petrolio riprendono a lievitare (97,35 dollari, il 6,8% in più di martedì).
La Fed, nella notte tra martedì e mercoledì, ha provato a dare un segnale forte, nazionalizzando di fatto Aig per evitare una crisi sistemica, date le proporzioni del gigante assicurativo (116mila dipendenti e attività in 130 Paesi). In cambio del salvataggio, il numero uno della Banca centrale Ben Bernanke ha imposto condizioni durissime: il governo controllerà circa l'80% delle azioni Aig, in modo da evitare speculazioni sui titoli, e avrà il diritto di veto sulle decisioni della compagnia; inoltre, sul prestito da 85 miliardi concesso la Fed ha deciso di applicare un interesse dell8%, con lobiettivo di accelerare il processo di vendita delle attività. Loperazione, come nel recente caso di Fannie Mae e Freddie Mac, è ancora una volta a carico del debito pubblico Usa e, dunque, del contribuente americano. La novità è data invece dal fatto che listituto di Washington ha ora praticamente le casse prosciugate. Il segretario Usa al Tesoro, Henry Paulson, è infatti corso subito ai ripari annunciando un'asta per collocare 40 miliardi di Treasury, così da raccogliere fondi da mettere a disposizione della Fed.
Ed è proprio lo spettro di una crisi di liquidità a tenere in ostaggio i mercati. Non basta la mobilitazione delle maggiori banche centrali: i tassi interbancari a tre mesi in dollari sono schizzati ieri verso lalto di 19 punti base, il rialzo più forte dal 1999. Inoltre, le ripetute manovre demergenza delle autorità Usa hanno alimentato la percezione di rischi crescenti per il futuro. Aig è così arrivata a perdere fino al 45% del proprio valore, e sulla stessa lunghezza donda negativa si è sintonizzata Morgan Stanley, che ha ceduto il 26% e in serata avrebbe avviato trattative per una fusione con Wachovia, banca commerciale (come nel caso di Merrill Lynch, rilevata da Bank of America). Identica sorte potrebbe toccare a Goldman Sachs, i cui titoli (-19%) sono scesi ieri per la prima volta dopo 30 anni sotto i 100 dollari.
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