Bossi boccia l’ingresso della Turchia nell’Ue «Punteremo i piedi, l’Europa crollerebbe»

Con l’ingresso della Turchia nella Ue «l’Europa crollerebbe. Senza identità cristiana non esiste l’Europa: l’ho detto a Berlusconi». Il ministro delle Riforme e segretario federale della Lega Nord, Umberto Bossi, ha ribadito ieri sera ad Acqui Terme, in provincia di Alessandria, la propria contrarietà e quella del Carroccio all’entrata della Turchia nell’Unione europea.
Si tratta, però, di una presa di posizione molto forte. Dopo che il presidente del Consiglio, nel corso dell’incontro di mercoledì scorso con il premier turco Erdogan, si era espresso a favore di un «dimezzamento dei tempi» per l’entrée comunitaria di Ankara, i malumori della Lega erano stati affidati a Gianluca Pini e Giovanni Fava, deputati delle commissioni Esteri e Difesa. Anche in virtù del fatto che il ministro dell’interno Maroni faceva parte della delegazione italiana a Smirne.
Il secco stop del Senatùr ha un peso politico ben superiore. «Tra pochi anni - ha detto Bossi - i turchi saranno 120 milioni, demograficamente vincerebbero sempre loro. Ogni tanto bisogna puntare i piedi e resistere a quello che io considero un errore. Il modo migliore è aiutare la gente a casa loro». Il ministro, tuttavia, ha precisato che quello che può apparire come una spaccatura interna alla maggioranza su un tema importante di politica estera è in realtà ascrivibile a un difetto di comunicazione. «Con Berlusconi - ha aggiunto - ci siamo sempre parlati una volta alla settimana, bisogna che ci troviamo ancora: bisogna mettersi d’accordo prima su cosa c’è da fare, così si evita di litigare».
La Turchia, sebbene a maggioranza islamica, è un Paese laico ed è membro della Nato. La simpatia con la quale Berlusconi ha sempre guardato ad Ankara non è dovuta solo agli ottimi rapporti commerciali tra i due Paesi, ma anche al prezioso ruolo di mediazione e di contenimento che il governo Erdogan ha svolto nell’ambito del complicato scacchiere mediorientale. Le preoccupazioni bossiane, tuttavia, sembrano essere generate dal «peso» demografico turco, diventato primo gruppo etnico non indigeno in alcuni dei Paesi di tradizionale emigrazione come la Germania.
E proprio su questo fronte ieri il ministro delle Riforme ha sostenuto con fermezza le proprie convinzioni. Il presidente della Repubblica «Napolitano dice che gli immigrati sono una risorsa importante? È una sua idea, io non la penso così, per me sono una risorsa negativa per il Paese», ha affermato. Successivamente Bossi ha precisato meglio il senso delle proprie parole alludendo alle strumentalizzazioni politiche della vicenda. «La sinistra ha perso il proletariato interno, quindi ha cercato di sostituirlo nei voti con quello esterno ma le cose sono andate diversamente. La gente ha capito che non si può perdere l’identità», ha sottolineato.


Infine, come di prassi nei comizi, un incitamento agli elettori a tenersi pronti sulla battaglia federalista. «Sono convinto che il federalismo passerà, ma tenetevi tutti pronti perché quando se ne discuterà in Parlamento si dovrà andare tutti in piazza: questa volta ci siamo rotti i coglioni», ha detto Bossi.

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