Politica

Bossi-Tremonti, weekend in Liguria senza politica

Paola Setti

da Genova

Pensa che ti ripensa, poi ecco la chiave. Campassin, bisogna chiamare lui. È di lassù, figurarsi se s’è perso due presenze così ingombranti. E infatti. Giuliano Franzoia detto Campassin risponde al telefono e volentieri condivide nel suo genovese stretto il suo momento di celebrità: «Sci sci, son chi co-o Tremonti. Gh’ho dito vegni a-a festa, vegni. Ma aspeta che t’òu passo». Cade la linea e Francesco Bruzzone, il segretario nazionale, che in gergo leghista significa segretario regionale della Lega Nord Liguria, decide che l’unica è inforcare l’auto e andare a verificare di persona. Ieri il leader della Lega Umberto Bossi ha pensato bene di fare una «visita privata», così l’ha definita il suo ufficio stampa, a Vobbia, 290 famiglie largamente distribuite su 952 abitazioni sulle alture di Genova. È arrivato alle 18 di sabato ed è ripartito alla stessa ora di ieri. Nel mezzo ha ricevuto la visita del vicepremier Giulio Tremonti. E creato scompiglio.
Perché Vobbia non è solo un suggestivo borgo medievale immerso nel verde della Alta Valle Scrivia, noto alla storia per aver fatto da rifugio e ristoro ai mulattieri lassù sulla via del Sale che collega Genova alla Lombardia. No. Vobbia è, soprattutto, a solo 32 chilometri da Serra Riccò. E a Serra Riccò ieri sera si chiudeva la «Festa della Libertà» della Lega Nord.
Chiaro che se Bossi avesse voluto fare un’improvvisata il partito avrebbe voluto saperlo per organizzarsi. Certo, in programma c’era il comizio dell’europarlamentare Matteo Salvini, che dopo la contestazione del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi a Bruxelles avrebbe certo attirato la folla. Ma ieri pioveva e faceva pure freddo: metti caso che la gente si fosse scoraggiata, poi chi li avrebbe sentiti quelli che va bene, il «capo» dopo la malattia l’han rivisto a Pontida, ma vuoi mettere averlo qui, praticamente a casa?
Sono le 15 quando un cacciatore avverte Bruzzone che c’è movimento. Ora, è chiaro che se Bossi avesse voluto fare una sorpresa alla festa il primo che avrebbe chiamato sarebbe stato il segretario regionale. Ma tant’è, potenza del senso del dovere, Bruzzone ha deciso che bisognava accertarsi di tutto. Tanto per cominciare l’albergo-ristorante, fortuna ce n’è uno soltanto, l’Alpino in località Alpe di Vobbia, pansoti alla salsa di noci e cinghiale con i funghi tutto fatto in casa. Quanto a buona cucina Bossi la sa lunga, si sa. Amelia Oberti la proprietaria conferma: «Sì sì, è arrivato ieri, ha cenato qui, la gente in giro gli ha stretto la mano, ma stasera riparte». Il problema è capire dove va, ecco. Allora c’è Campassin. Prima che la batteria del suo telefonino si scarichi irrimediabilmente, l’anziano militante dice che «sì sì, sono qui con Tremonti. Gli ho detto di venire alla festa. Ma aspetta che te lo passo».
Ecco. Bossi è a 32 chilometri da Serra Riccò e Campassin l’ha invitato alla festa. Manca poco alle 17, partenza. Bruzzone macina 80 chilometri di curve in un’ora, dal suo paese sopra a Savona, Stella, fino all’Alpe di Vobbia, lassù dopo Mignanego dopo Busalla e dopo Crocefieschi. Quando arriva sono le 18 e Bossi e Tremonti stanno salendo in macchina. Bruzzone recupera il telefono dell’autista. Sì, hanno fatto una passeggiata, l’obiettivo era solo rilassarsi.

L’auto imbocca l’autostrada, direzione Milano.

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