Il "botteghino" di via Volturno diventa un palazzo del lusso

La storica sede comunista all’Isola, così come accaduto a Roma, cambia destinazione: quattordici piani con palestra e concierge

Via Volturno 33, quartiere Isola. La sede storica della sinistra milanese, il «botteghino» lombardo che per quarant’anni dal 1964 al 2004 ospitò il Partito comunista, poi il Pds e infine i Ds, cambia destinazione e diventa una residenza di lusso. Quattordici piani con palestra, sauna e concierge per offrire ai propri clienti un servizio esclusivo. Venticinque appartamenti da 6/8mila euro al metro quadrato, monolocali e attici da 350mq: i lavori di demolizione sono già cominciati e presto si partirà con quelli di edificazione. La società che sta realizzando l’opera è l’altoatesina Hobag che dopo aver scartato l’idea di farci un albergo, ha deciso per una torre da 2.500 metri quadrati. La struttura esterna verrà mantenuta, alzandola però di sette piani.
«L’idea iniziale era quella di fare un hotel. Ma poi i lavori per la metropolitana 5 avrebbero creato troppi disagi ai clienti - spiega Fabio Menazza, responsabile del progetto -. E quindi, la Hobag ha optato per una residenza». È bastato guardarsi intorno per capire che la zona è una delle più attive della città, in continua trasformazione e fermento. Con la nuova sede della Regione appena inaugurata, il quartiere Garibaldi Repubblica e Porta Nuova. «Abbiamo visto l’opportunità di fare qualcosa di diverso. E adesso partiamo con il cantiere e con la vendita degli appartamenti».
«La città che cambia e la politica che cambia». Roberto Vitali, storico segretario del Pci lombardo, quando sente parlare della sua vecchia sede trasformata da casa del popolo a residenze per signori, prova a sdrammatizzare. Che stesse succedendo qualcosa, l’aveva capito. Era passato di lì qualche tempo fa e aveva visto che stavano lavorando. «È un dispiacere controllato. C’è rammarico, lo capisco. Avrei preferito che rimanesse la sede di organismi politici, culturali. Ma non è né il primo, né l’ultimo. Conosco il valore limitato dei simboli, il nostro passato non cambia». E però, quando ripensa ai suoi anni di militanza, Vitali ricorda anche quelli trascorsi proprio qui, in via Volturno 33. «Era il palazzo della politica e non solo dei comunisti. Si discuteva di cose interne al partito, ma anche di cose di città. Venivano esponenti liberali e democristiani, venivano per i grandi incontri». Quando la costruirono nel 1964, il quartiere era ai margini della città e nessuno si aspettava allora che sarebbe diventato poi uno dei cuori pulsanti di Milano, il centro della metropoli moderna. C’era Togliatti ad inaugurarla, Armando Cossutta segretario, e Vitali giovane funzionario, per la gente che c’era, era rimasto fuori. «Ricordo questa facciata di vetro che per quei tempi era moderna, e per noi rappresentava un elemento di fierezza».
Alla fine degli anni Novanta, la sede di via Volturno passa a Unipol e poi a Pirelli Re. I Ds che fino al 2004 erano rimasti in affitto, decidono di lasciare e di trasferirsi in periferia per risparmiare. Il palazzo rimane vuoto e solo tre anni più tardi, nel 2007, torna alla ribalta delle cronache per un blitz dei centri sociali che occupano lo stabile con l’idea di farci uno studentato. Tre mesi dopo arriva lo sgombero. Dell’operazione dei no global, rimane soltanto il nome che avevano dato alla vecchia sede del Pci, ribattezzandolo V33. Lo stesso che la società Hobag ha deciso di mantenere anche per le nuove residenze di lusso.
Che le stanze ospitino signori, invece che dirigenti di partito, non è un dramma.

Ma che il mosaico di Veronesi sulla parete del palazzo, venga messo in pericolo dalla ristrutturazione, be’ questo sarebbe un vero peccato, incalza Vitali. «Pensiamo di metterlo all’ingresso dell’edificio - rassicura Menazza - e conservarlo. Dovremmo anche restaurarlo perché è stato danneggiato dai graffiti».

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