Da Bresson a Erwitt metafisica dell'arte reale

Da fine '800 la fotografia accompagna l'evolversi del mondo confrontandosi via via con la realtà. La "nuova" arte ha dilatato la creatività dell’immagine travalicando lo sguardo storico e abbracciando quello culturale

Da Bresson a Erwitt 
metafisica dell'arte reale

Milano - Fin dai suoi esordi – risale al 1839 lo sviluppo in camera oscura della prima immagine messa a punto da Louis-Jacques-Mandé Daguerre – la fotografia ha accompagnato l’avvento della modernità confrontandosi via via con il bisogno di documentare la realtà da diverse sfaccettature e con le esigenze della nascente cultura borghese.

Che ruoli ha assunto la fotografia nel corso del Novecento? Com'è cambiato il suo modo di documentare la realtà? È veramente la protagonista assoluta della comunicazione visiva capace di veicolare messaggi sociali e politici? Storia della fotografia - Dalle origini ai nostri giorni (edizioni Electa, pagg. 620, 100 euro) non è una storia generale del mezzo, ma una storia riflessa dal punto di vista dell’arte e della cultura. Una panoramica ricca e inedita nelle modalità, che alterna gli approfondimenti testuali di accreditati autori francesi e album iconografici, accompagna il lettore dalle prime eliografie di Nicéphore Niépce negli anni venti dell’ Ottocento fino alle più recenti ricerche di Andreas Gursky e Barbara Kruger.

Un ruolo trasversale Dai maestri francesi del XIX secolo a Nadar, da Marey a Muybridge, da Alfred Stieglitz a Leni Riefensthal fino a Man Ray, Cartier-Bresson, Elliot Erwitt, Bruce Nauman, Mapplethorpe, Cindy Sherman. Nel corso del Novecento la fotografia ha assunto nuovi ruoli, primo tra tutti quello di mezzo di comunicazione per veicolare informazioni, messaggi sociali e politici, fino a diventare protagonista assoluta della comunicazione visiva che domina la società dei consumi. Oggi la fotografia è un mezzo di espressione artistica, con il quale si cimentano molti protagonisti della scena internazionale.

La storia di un'arte innovativa Per tracciare una storia della fotografia capace di comporre tante storie e individui, André Gunthert e Michel Poivert hanno preferito un approccio tematico rispetto al tradizionale approccio cronologico: la nascita del dagherrotipo, la fotografia dilettantistica, l’osservazione scientifica, la fotografia vittoriana, la ritrattistica, il reportage di viaggio, il linguaggio sperimentale delle avanguardie del Novecento, la fotografia di informazione e il rapporto con la stampa.

Un lampo nella cultura La storia della fotografia, trattata nel volume pubblicato da Electa, non è una storia generale del mezzo, ma una storia riflessa dal punto di vista dell’arte e della cultura. Grazie al contributo di storici dell’arte e della cultura, propone un insieme coerente di racconti destinati a mettere a nudo le linee direttrici di un’evoluzione di rara complessità. A un approccio strettamente cronologico, si è preferito un approccio tematico. Non si troverà, dunque, nel volume una storia per correnti artistiche o settori d’attività, e nemmeno racconti agiografici o un focus particolare su gruppi di fotografi che contribuirebbero a una storia per compartimenti difficile da concepire nella dinamica di un’epoca. I due autori hanno preferito, invece, scegliere grandi assi interpretativi, ossia vere e proprie narrazioni che permettono di attraversare il tempo, ciascuna a suo modo.

Un viaggio nello spazio e nel tempo Il lettore può dunque, per la maggior parte delle sezioni, partire dall’inizio del periodo per arrivare fino a oggi. Una panoramica ricca e inedita nelle modalità, che alterna gli approfondimenti testuali di autori francesi tra i più accreditati e album iconografici, accompagna il lettore dalle prime eliografie di Nicéphore Niépce negli anni venti dell’Ottocento fino alle più recenti ricerche di Andreas Gursky e Barbara Kruger. L’opera afferma comunque un punto di vista e un metodo: l’apertura verso tutti gli aspetti della creatività dell’immagine e delle condizioni stesse di tale creatività, privilegiando lo sguardo storico, che riunisce gli aspetti tecnici, sociali ed estetici, senza dogmatismi.

I CURATORI DELL'OPERA
André Gunthert, storico dell’arte, ricercatore ed editore, insegna presso l’École des hautes Etudes en sciences sociales di Parigi, dove ha creato il Laboratoire d’histoire visuelle contemporaine. È vicepresidente della Société française de Photographie e fondatore della rivista Etudes photographiques. È autore di L’Instant rêvé, Albert Londe (1993), La Révolution de la photographie instantanée (1996) e Voir, ne pas voir la guerre (2001).
Michel Poivert è titolare della cattedra di Storia dell’arte contemporanea e storia della fotografia presso l’università Paris 1. Presidente della Société française de Photographie, ha curato la mostra L’utopie photographique (Parigi, 2004) e studiato approfonditamente il movimento pittorialista e la fotografia contemporanea. Ha pubblicato La Photographie pictorialiste en France (1992), La photographie contemporaine (2002), L’image au service de la révolution. Photographie, surréalisme, politique (2006).

LE FOTO
a sinistra: André Hachette, Ritratto di Sarah

Liévine, autocromo, cm 12 x 9, Parigi, Société française de Photographie
in alto: Jeff Wall, The Destroyed Room, 1978, cibachrome (contenitore illuminato), cm 159 x 234, collezione dell’artista

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