(...) neanche adesso che festeggia le prime 103 primavere, e altrettanti estati, autunni e inverni. Con la spavalderia e, soprattutto, la lucidità da far invidia ai bis-nipoti. Uno di questi, Lorenzo, dopo averle confermato il riconoscimento di «buongustaia», ne ricorda i trascorsi in parte lieti, in parte difficili, ma sempre affrontati con coraggio e serenità.
In qualunque circostanza. Come quando, nel 1939, i Pittaluga lasciano i fornelli del locale che si trova alla partenza della guidovia per il Santuario Mariano, ed emigrano in Argentina, con lultimo viaggio del piroscafo «Conte Biancamano».
Tanti anni in Sudamerica con genitori, fratelli - uno vive ancora a Mar del Plata - zie, zii e nipoti. Poi, forse - come canta Ma se ghe pensu, linno dei genovesi - qualcuno si stufa di sentirsi chiamare señor Caramba. Viene lora del ritorno della famiglia in tu soe madunnä, a Bolzaneto, località Morigallo. Fra quelli che ridanno il benvenuto ai Pittaluga cè anche Don Orione, già allora in odore di santità, anche se per Franca e i familiari lui è «solo» lamico Luigi. Quindi, vengono il matrimonio felice e le alterne vicende di una vita normale che proprio per questo diventa straordinaria.
Insomma: ce ne sarebbero di cose da raccontare, su Franca e il suo mondo! Ma lo farà lei stessa, promesso. Spegnendo le 103 candeline sulla torta e accendendo come sempre i cuori di fede, speranza e amore. Come la ispirava, tanti anni fa, quel santuomo del suo amico «Don».
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