Nella foresta dove Dan Peterson ha sentito il richiamo per tornare in panchina a 75 anni fa più freddo del previsto anche se poi alla fine la vittoria (98-84) è un brodo che agli anziani piace molto, che fa bene all'Armani e al suo nuovo allenatore. Il Nano Ghiacciato voleva camminare insieme ai cacciatori delle nuove generazioni, ma ha scoperto che per fare entrare nelle vene lo spirito Olimpia in questi giocatori ci vorrà un corso accelerato per anime mai svegliate in maniera giusta e una magia per far togliere cuffie e cambiare faccia a chi da queste porte girevoli entra ed esce pensando soltanto ai posti nuovi: certo veder segnare così tanto a Milano era una pacchia dimenticata.
La gente intorno, seimila soltanto purtroppo, applaude il Nano Ghiacciato alla sua entrata in campo, anche se una parte della curva dedica al silurato Bucchi i suoi striscioni, e questo fa capire tutto all'uomo che pensava di avere come sesto uomo il pubblico di un palazzo tutto spifferi dove anche il tabellone centrale offre geroglifici, un po' come i giocatori che Livio Proli ha dato da allenare a chi non ne avrebbe voluti molti nella squadra che fece la storia.
Lui, Dan il maresciallo, cammina deciso, in giacca di cammello, rifiutando giubbini firmati, verso una panchina mai vista prima. Il Forum non cera ai suoi tempi, e il Martolini che lo arbitrava era il padre del giovane Alessandro che presto passerà fra gli internazionali, ma non sente lelettricità di cui avrebbe bisogno per non essere impotente davanti alla stazza di Williams, alla voglia di Jumaine Jones di far soffrire chi lo avrebbe voluto due anni fa.
Peterson e la testardaggine del grande vecchio che ruota tutti, legge negli occhi di chi guarda spesso in terra. Vero che Clint Estwood, come regista cinematografico, ha fatto il suo capolavoro a ottant'anni, ma qui morsicano in troppi invidiosi e i fantasmi di Cantù girano sul campo dove Maciulis sbaglia limpossibile, proprio lui che sembrava così adatto al gioco senza lavagna e senza onanismi tattici.
Di fronte a Peterson una Caserta che all'improvviso, nella foresta Olimpia, trova, almeno in partenza, tutto quello che le era mancato allinizio della stagione, ma era anche prevedibile e Pino Sacripanti, che al tempo del ritiro di Peterson, nel 1987, aveva 17 anni e al Pianella gli tifava contro, ha capito subito che mentre il vecchio Jedi studiava giocatori visti soltanto da fuori, mai esplorati nell'anima, lui avrebbe potuto colpire e lo ha fatto anche se per due tempi ha dovuto sempre inseguire pur avendo percentuali migliori dellArmani che si salva con 10 palle recuperate e ne regala soltanto 3 in 20: 25-17 dopo 10, 48-44 all'intervallo lungo.
Che all'Armani manchi un centro di sostanza a rimbalzo è fin troppo evidente anche se Pecherov fa molto di più di quello che ci si aspettava dopo aver esordito sbagliando una schiacciata: 21 punti, 14 rimbalzi.
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