Brugnato vuol vivere nel «regno» di Galante

Fabiani il vincitore: «Scelta la continuità» Gregori: «Non mi arrendo»

Paola Setti

Ha vinto Claudio Galante, e dire che non è nemmeno sindaco. Hanno votato in tanti, 913 sui 1059 aventi diritto, fa l’86,21 per cento. Il che rafforza il giubilo di una percentuale schiacciante: 61,69 per cento a «Insieme per Brugnato» di Corrado Fabiani e 38,31 a «Brugnato 2006» di Paolo Gregori. Chiami Galante alle 17.30 e già se la ride: «Mancano 300 schede e siamo avanti di 140 voti, mi richiami fra mezzora e le rilascio una dichiarazione al fulmicotone». E infatti. Lo richiami alle 18 ed eccolo, il commento che incenerisce gli avversari, nome e cognome: «È una grande vittoria per noi e una grande sconfitta per chi, come Luigi Morgillo il capogruppo di Forza Italia in Regione, Matteo Ridolfi il segretario provinciale e Andrea Costa il sindaco di Beverino, ha tentato in ogni modo di forzare la vita politica del nostro paese».
Ora, dire se abbia vinto il centrodestra o il centrosinistra è dura. «Fabiani è uomo vicino alla Margherita» accusava Gregori in campagna elettorale. «Ma se la Margherita ha chiuso la campagna elettorale di Gregori» ribatte ora Fabiani. Potenza della politica nei piccoli centri, quel che importa qui, stando a Galante, è che i brugnatesi hanno scelto la continuità amministrativa. Sì, perché prima Galante faceva il sindaco e Fabiani il vicesindaco. Adesso si ribaltano i ruoli ma la linea resta la stessa.
Dicono i maligni che Galante farà il sindaco ombra e Fabiani il sindaco fantoccio. Se lo chiedi a Galante s’arrabbia e dice: «Fabiani sarà un ottimo sindaco. Io metterò a disposizione la mia figura e ringrazio lui per aver messo a disposizione la sua persona». Giri la domanda a Fabiani e il tandem si dimostra ferreo: «Io farò il sindaco perché lo hanno deciso gli elettori e perché l’ho chiesto io, a condizione che Galante corresse con me da vicesindaco».
Per capire bisogna fare un passo indietro. Il retroscena è noto. Galante l’azzurro sindaco uscente voleva fare il terzo mandato, sfidando una legge che non lo consente e che lui aveva definito illiberale. «Tutto il mio gruppo in Comune era d’accordo e compatto nel sostenermi» ricorda ora. Forza Italia però aveva risposto picche, e meno male visto che pochi giorni fa una sentenza della Cassazione ha gelato gli aspiranti re con un: «Che si candidino pure, poi però il prefetto li potrà detronizzare». Lui, Galante, mica s’è arreso: «Non è una questione di voler mantenere a tutti i costi il potere, ma di portare avanti la riqualificazione di Brugnato, che necessita di una persona che non interrompa la linea che abbiamo seguito in questi anni». Dodici gli anni, per la precisione.
Così, mentre Forza Italia candidava Paolo Gregori, Galante si portava dietro un pezzo del partito, i sei esponenti del gruppo comunale di cui sopra, e decideva di correre da vicesindaco con Fabiani. Poi era successo di tutto. Morgillo aveva presentato un esposto al prefetto Vincenzo Santoro denunciando irregolarità nella campagna di Galante, il prefetto aveva richiamato al rispetto delle regole, era intervenuto persino il senatore Luigi Grillo a dire basta litigare, «Forza Italia vince solo unita».
Ieri è stata la resa dei conti. «I cittadini hanno capito la mia scelta, come dimostrano le mie preferenze personali. Avevo ragione io, vince chi sta in mezzo alla gente» infierisce Galante. «I cittadini hanno premiato il lavoro che abbiamo svolto nella passata legislatura e ci hanno riconfermati per proseguire in una logica di continuità» rincara Fabiani. Che poi tende la mano: «Nonostante gli screzi di questa campagna elettorale io sarò il sindaco di tutti», e invita alla riflessione «quelle forze politiche scese in campo a sostegno di Gregori». Lui, il grande sconfitto, non ha più voglia di polemiche: «Il risultato delle elezioni è stato molto severo con la mia proposta. Mi assumo la responsabilità degli errori, se abbiamo perso è perché non siamo stati in grado di comunicare il nostro messaggio. Ringrazio chi mi ha sostenuto e vorrei che fosse chiaro che non siamo alla fine, ma all’inizio del percorso: faremo un’opposizione ferma e decisa, a difesa dei cittadini».
Risalendo la Val di Vara di lite in lite, il paradosso di Brugnato s’era ripetuto anche a Borghetto Vara, con gli azzurri contro gli azzurri: da una parte Franco Biggi il vice del sindaco uscente Piero Crocsato, che si è ricandidato, dall’altra parte Claudio Del Vigo. Ha vinto la lista del secondo, «Borghetto di Vara con cuore e coraggio», con il 55,18 dei consensi contro il 44,82 di «Vicini alla gente».
Fra i due litiganti ha vinto il terzo invece a Santo Stefano Magra. C’era da aspettarselo, lì vince da sempre il centrosinistra e infatti è stato eletto sindaco Yuri Mazzanti di «Uniti per Santo Stefano Magra», con il 56,44 per cento dei voti. A sfidare il ventinovenne c’era un centrodestra spaccato in due liste.

«Centrodestra per Santo Stefano» di Brunella Angeli, che sostenuta da Lega Nord, An e Udc ha preso il 9,59 per cento, e «Santo Stefano magra ambiente e sviluppo» di massimiliano ratti, che sostenuto da Forza Italia ha preso il 33,97. Alta dappertutto l’affluenza: 86,21 a Brugnato, 67,88 a Borghetto Vara, 74,72 a Santo Stefano Magra. La gente partecipa ancora, nonostante le liti dei partiti.

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