La bufala delle classifiche sull’intelligenza dei cani

E così il Border Collie sarebbe il più intelligente mentre il Levriere afghano il più idiota. Ne riparla Tuttoscienze, riportando a galla un antico pallino di Stanley Coren, professore di psicologia all’università canadese della British Columbia che, senza badare alla suscettibilità dei proprietari, da anni ama stilare classifiche sull’intelligenza delle razze canine, valutata secondo test cognitivo comportamentali.
L’ultima comprende ben 110 razze di cani ordinate in una classifica, a seconda delle loro capacità cognitive. Vorrei subito tranquillizzare i possessori di Levrieri, Bulldog e Chow Chow sul fatto che, se nella classifica di Coren queste razze sono le più «melone» non è vero che vi siate messi in casa dei «somari» con i quali ogni dialogo risulta inutile.
In realtà i test che hanno condotto lo psicologo canadese a stilare la famosa classifica dei geni e degli ignorantoni, è fuorviante e i grandi premi Nobel dell’etologia «naturale» (Lorenz, Tinbergen e Von Frisch) sono certo avrebbero parecchio da obiettare. La cosiddetta «intelligenza» del cane, per Coren, non è altro che la capacità di sofisticate interazioni con il genere umano soprattutto nel campo dell’obbedienza e delle gare. Non per nulla i 209 giudici, che hanno partecipato a stilare la classifica, prendono in considerazione l’atteggiamento delle razze nelle competizioni di obbedienza. «L’analisi - confessa Coren - in effetti comprende una componente, quella che chiamo l’intelligenza da lavoro».
A questo punto risulta evidente che le razze più moderne, plasmate e selezionate a seconda delle nostre pure esigenze, risultino anche le più intelligenti, mentre quelle più antiche, che risalgono a millenni fa e che hanno subìto meno pressione genetica, risultino, a loro volta, meno capaci di imparare a interagire con l’uomo. Nessuno addestrerebbe mai un Levriere o un Basenji come cani per non vedenti. Troppo libero lo spirito del Levriere, troppo chiuso quello del Basenji per una simile interazione.
Ma la domanda che ci si deve porre è la seguente. È esatto il valore che Coren dà dell’intelligenza?
Lo scopo ultimo di qualunque organismo biologico sulla Terra è quello della sopravvivenza. Un animale può essere considerato capace di fare le tabelline e di memorizzare centinaia di vocaboli, ma se, alla fine, perde la sua battaglia soccombendo a un altro che regnerà sul pianeta al suo posto, la sua pretesa «intelligenza» gli sarà servita a ben poco. Il Labrador o il Pastore tedesco saranno cani eccezionali per i non vedenti o per chi si è perso in una slavina, ma prendete un Papillon (8° posto su 110) e mettetelo in un deserto o sullo svincolo dell’A1 (si fa per dire, chiaro?) ed è un cane morto, a differenza di un Levriere afghano o di un Barzoi, che sopravviveranno senza grosse difficoltà.
Barbara Gallicchio, veterinaria comportamentalista di Asetra, Associazione di studi etologici e tutela della relazione, mi dice che a Mosca si sta studiando il fenomeno di una ventina di cani randagi che vivono nella metro e quando sentono l’annuncio per la tal stazione si precipitano sul vagone perché là dove sono diretti c’è abbondanza di cibo.

Si tratta per lo più di meticci o cani di razza randagi.
E ora non guardate il vostro Shi Tzu (settantesimo in classifica) come fosse un cretino. Quando ha imparato dov’è la bistecca ve lo fa vedere lui se è «intelligente» o no.

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