La bugia di Dario: "Anti-Cavaliere io?"

Franceschini: "Non so cosa sia l’antiberlusconismo". Ma dal voto non ha mai smesso di offendere il premier "Vecchio", "autoritario", "contro l’Italia". Per fortuna aveva dichiarato: "Basta fondare alleanze contro di lui". Il cattolico Rutelli esce dall'ombra e gioca fare l'ex a casa dei radicali

La bugia di Dario: "Anti-Cavaliere io?"

Dev’esser perché «non so cosa sia l’antiberlusconismo», che Dario Franceschini dà del dittatore a Silvio Berlusconi e nello stesso minuto nega di volerlo fare. Dev’esser così, sennò vacci a capire. Ieri il neo eletto segretario del Pd è riuscito in un esercizio che nemmeno la Metamorfosi di Kafka. Le agenzie hanno battuto le sue dichiarazioni a distanza di pochi secondi nello stesso minuto. Ore 14.14: «Elezioni: Franceschini, in gioco futuro democrazia». E poi subito dopo, sempre ore 14.14: «Pd: Franceschini, non so cosa sia l’antiberlusconismo».

Del resto lo ha detto lui stesso, son due giorni che lo ripete Franceschini, da Varese a Bari in una corsa contro il tempo verso le elezioni amministrative ed europee di giugno: «Gli errori di Veltroni sono anche i miei errori, me ne prendo tutta la responsabilità». Ecco, e allora avanti tutta, ma come prima. Il suo predecessore alla guida del Pd neppure lo nominava mai, Berlusconi, in campagna elettorale, perché - avvertiva ogni due per tre anche a costo di suscitare malumori e fischi dei suoi in piazza -, «è finita l’epoca delle alleanze in funzione anti-avversario». Come finì si sa, la non belligeranza durò lo spazio di pochi giorni dopo il voto, il tempo di giustificare la creazione del governo ombra con un «lo variamo perché faremo un’opposizione costruttiva e non fatta di soli no» ed ecco Veltroni alzare il tiro sempre di più, potenza della necessità di non farsi superare a sinistra da Antonio Di Pietro e di tentare, invano, di dare un’identità a un Pd prigioniero di lotte intestine.

Ecco. Solo che Franceschini è più veltroniano di Veltroni. «Io non so cosa sia l’antiberlusconismo, è il governo che sceglie la politica dell’annuncio e anche quando si è riformisti o moderati la voce va alzataquando va alzata», ha detto ieri nella seconda tappa del suo tour nel Paese. Già. Solo che poi vai a rileggere le sue dichiarazioni dell’ultimo anno e scopri che Franceschini il «moderato » con gli attacchi al premier si cimenta da mesi, e con notevole sforzo di fantasia.

A marzo Berlusconi era un «aggressore» cui serviva «una camomilla», ad aprile era «vecchio per guidare il Paese» oltreché bugiardo; a settembre intimidiva la Corte Costituzionale, a ottobre attaccava leistituzioni, a novembre era «superficiale e arrogante», a dicembre lavorava «contro gli italiani»; una settimana fa si comportava come «un padrone» e aveva «concentrato il potere» su di sé, l’altroieri bisognava difendere la democrazia da lui.

Una pausa - capello scolpito, occhialino tondo e aria dimessa - Franceschini se l’era presa nel maggio 2008: Veltroni aveva appena ucciso l’Unione, la sinistra radicale era appena stata sbattuta fuori dal parlamento e lui supportò il segretario annunciando grave: «Mai più alleanze anti-Berlusconi. Indietro non si torna, d’ora in poi solo alleanze costruite sulla base di convergenze programmatiche». Vagli a credere col senno di poi, visto che nella stessa dichiarazione l’attuale leader del Pd che ha sostituito Veltroni senza primarie infilò l’auspicio di «anticipare il congresso previsto entro il 2009 con le primarie», aggiungendo che «però la leadership di Walter non è in discussione».

Così, passata l’estate, Franceschini ricominciò con l’attacco a ritmo quotidiano. 28 settembre, polemica sul lodo Alfano: «Siamo di fronte a untentativo gravissimo di Berlusconi di intimidire la Corte Costituzionale». Stesso giorno, altro tema: «Mi sembra che Berlusconi sia sempre più nervoso. Evidentemente i trattamenti rilassanti di Messegué non sono bastati». 3 ottobre, caos sulla decretazione d’urgenza: «Quello di Berlusconi è un imbroglio, scambia la giusta voglia degli italiani per le decisioni con uno stravolgimento del regime democratico». 25 ottobre, il giorno della manifestazione del Pd al Circo Massimo: «Berlusconi è patetico e impaurito». 14 novembre, delirio sul caso Villari: «Berlusconi è un misto di arroganza e superficialità. Un uomo che non conosce l’abc di una democrazia parlamentare ». 24 novembre: «Berlusconi sembra che viva tutto come un fastidioso ingombro alla sua luminosa azione di governo». 6 dicembre: «Berlusconi è l’ultimo al mondo che può parlare di questione morale. Provi a ripetere la stessa frase davanti allo specchio e vedrà che non ci riuscirà neppure lui per la vergogna ». 10 dicembre: «Berlusconi è l’unico capo di governo al mondo che non accetta, nemmeno psicologicamente, l’idea che esista l’opposizione e passa le giornate a insultarla». 1 dicembre :«Berlusconi minaccia di cambiare la Costituzione da solo, è contro gli italiani».12dicembre: «Berlusconi si comporta non come chi è chiamato a governare, ma come chi comanda. Però la democrazia italiana è più forte di Berlusconi».

Nell’ultima settimana, quella che lo ha incoronato leader Pd, deve aver cambiato idea: «Berlusconi ha in mente una forma moderna di autoritarismo» ha detto il 21 febbraio, «vuole un Paese in cui il potere viene sempre più

tacitamente concentrato nelle mani di una sola persona» ha rincarato il 22, quindi «bisogna alzare la voce in difesa della democrazia» ha avvertito negli ultimi due giorni. Epperò: mai stato antiberlusconiano in vita mia.

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