Burlando, Plinio e il «ratto» della Croce di San Giorgio

Paola Setti

Che Claudio Burlando, il presidente della Regione, fosse una croce per Gianni Plinio, il capogruppo di An, lo si poteva intuire. Che la croce però Burlando la «scippasse» a Plinio, questo è un inedito. Càpita che ieri la giunta abbia presentato un disegno di legge per l’istituzione dell’onorificenza «Croce di San Giorgio» da conferire ai liguri che «in disparati ambiti si siano distinti per particolari meriti di valore culturale, sociale o morale». Peccato che la stessa proposta di legge, con identico titolo, l’avesse presentata Plinio, era il 9 agosto 2001, quando lui era presidente del consiglio regionale. «Se ci fosse un ufficio brevetti Burlando potrebbe essere accusato di plagio, visto anche come è stato scopiazzato il mio testo» ghigna Plinio. Il ghigno si fa grassa risata sull’articolo che definisce chi debba avere l’onore di consegnare il riconoscimento. Nel testo del 2001, «molto più democratico dell’attuale» segnala Plinio, spettava al presidente del consiglio regionale, «su proposta dell’ufficio di presidenza, sulla base anche di segnalazioni» esterne. La nuova legge dice invece che la medaglia viene assegnata dal presidente della Regione «con proprio atto» e consegnata sempre da lui, «personalmente». «È la Croce di Burlando, qui siamo nel Ventennio» ironizza il capogruppo di An.

Che poi si fa serio: quella proposta di legge, l’ufficio di presidenza presieduto da Plinio la ritirò perché «quella persona stimabile che era Ernesto Bruno Valenziano, pur apprezzando ci invitò a riflettere sul fatto che sarebbe stato un doppione con il già esistente premio regionale ligure». Burlando invece, per la «sua» Croce ha investito 10mila euro. Saranno spiccioli, però.

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