Puccini è Puccini. Uomo di teatro abilissimo, riesce a unire la facile e florida vena melodica a un fine intuito «di mercato»: un sarto impeccabile, che avvolge i suoi personaggi con una veste musicale che calza a pennello, indovinando immancabilmente come toccare le corde di chi ascolta e come far vibrare l'anima. Senza pietà. Insomma, le note giuste al posto giusto, con conseguenti tuffi al cuore, groppi allo stomaco e lacrima facile: la ricetta del successo.
E chi più di Madama Butterfly, bambina illusa dall'amore, moglie tradita, madre lacerata, che «con onore muore perché non può serbar vita con onore» , è personaggio pucciniano doc? Giovedì sera al Carlo Felice c'era una grande Butterfly: Hui He, bellissima voce, intensità drammatica da vendere, ha convinto, commosso, catturato il pubblico, strappando minuti interminabili di applausi. E se la celebre e struggente «Un bel dì vedremo» sa sempre dove andare a colpire, è vero che è stato quel semplice «Abramo Lincoln» gridato alla vista della nave bianca a far venire, come si suol dire, i brividi alti così, con un coinvolgimento davvero viscerale. Splendida.
Unica vera protagonista di una storia lacerante, Butterfly troneggia in una scena spoglia e bianca: bianco di lutto, secondo la simbologia orientale, ma un bianco così violento da conferire alla scena (Beni Montresor) una luminosità di straordinario impatto, con lei sempre lì, avvolta da un presagio di morte e tragedia che le fa da strascico lungo tutto lo spettacolo. E che esplode nella scena finale, con quella veste bianca che segue il movimento incessante delle sue braccia - ali di farfalla - mentre muore dissanguata, e che la ricopre, esanime, accanto al figlioletto che gioca. (Regia Ignacio Garcia).
Buio in sala, pianti nemmeno tanto rubati e boato del pubblico. Il Carlo Felice chiude in grande la prima parte della stagione. Applausi scroscianti a tutto il cast, che si è dimostrato valido e perfettamente calato nella drammaticità dell'opera, affiatato e con una notevole presenza scenica. Massimiliano Pisapia (Pinkerton) voce calda e sonora, bene ha restituito un personaggio di per sé vacuo e superficiale, certo non amato dallo stesso Puccini, che non riesce a riscattarlo nemmeno nel finale. Brava Elena Cassian (Suzuki), intensa nella sua devozione assoluta alla piccola Butterfly, contraltare all'amore immaturo di Pinkerton; bene anche George Petean (Sharpless), che nel duetto della lettera ottimamente dipinge un personaggio pacato, maturo, ma di sincera sensibilità; buona prova infine per Mario Bolognesi (Goro). Buone anche le parti minori e il coro e una nota di merito al piccolo Valerio Frumento, il bimbo di Cio.
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