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È caccia alla Minetti. Formigoni: «Lasciatela lavorare»

Milano«Lasciatela lavorare, lasciatela vivere» la protegge Roberto Formigoni. Grattacielo Pirelli, Regione Lombardia, nuova puntata dell’assedio a Nicole Minetti. È la prima seduta del consiglio dopo l’interrogatorio in procura della consigliera indagata per favoreggiamento della prostituzione nel caso Ruby. «Non sono una maitresse» si è difesa lei sui giornali, prima di chiudersi nuovamente nel silenzio. Grandi sorrisi, qualche smorfia accattivante, nemmeno una parola mentre giornalisti e telecamere le si lanciano addosso come se avessero davanti una star del cinema.
A fare le spese dell’interesse morboso che si è scatenato intorno a Nicole Minetti sono i commessi del consiglio regionale. Gliene sono stati assegnati quattro, per consentirle di muoversi senza essere sopraffatta da microfoni e telecamere. Qualche consigliere si lamenta perché non c’è più nessuno a fare le fotocopie, gli addetti all’aula sono diventati bodyguard. E alla fine della seduta, uno dei commessi si ritrova con la giacca strappata dopo spinte e strattonamenti ai confini del tafferuglio. Cose che capitano quando ci si accalca a caccia di una frase, meno comuni all’interno di una sede istituzionale come è il consiglio regionale della Lombardia.
Telecamere già di prima mattina schierate per la battaglia e nervi tesi al Pirellone tra i politici che si ritrovano a dover passare (inosservati) tra le forche caudine della stampa. Il vicepresidente del consiglio regionale, Franco Nicoli Cristiani, cerca di stabilire una distanza di sicurezza, invita a indietreggiare, i giornalisti si rifiutano («Vogliamo riprendere la scena muta»). Lui perde la pazienza, sibila: «Vi prendete le sberle... Se non vi mettete in ordine, vi sgombero». Poi arriva la Minetti e l’attenzione si sposta rapida su di lei. Qualcuno la provoca: «Nicole ma un sussulto di dignità, una cosa ce la vuole dire...». Silenzio.
In aula la Minetti può contare sul sostegno affettuoso dei colleghi di partito, che si prestano a farle da scorta anche quando va alla buvette made in Lombardia per sorseggiare un caffè. La accompagnano ai confini del bagno, chissà mai che un fotografo si fosse nascosto tra specchi e lavandini. In tutto quattro uscite dall’aula, altrettanti assalti conclusi con una nulla di fatto.
Unico risultato per macchine fotografiche e telecamere lo zoom si dettagli della mise: jeans, stivaletto, camicia bianca con ruches svolazzanti, cintura con la grande “H” di Hermes. Doriano Riparbelli, suo compagno di banco, fa il galante e si avvicina per il baciamano.
Il presidente della Regione, Roberto Formigoni, cerca di ristabilire la calma: «Lasciatela lavorare, lasciatela vivere. Mi sembra che si sia presentata a rispondere. Lasciate che le cose procedano secondo il diritto e secondo la legge».

Per la prossima seduta sono allo studio nuove norme per le telecamere: dovranno accontentarsi di stazionare in sala stampa. Qualcuno malizioso azzarda: «Ci sono un sacco di colleghi consiglieri che le invidiano tanta notorietà...».

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