A caccia di tesori nelle isole dei pirati

nostro inviato a Victoria

Venticinque anni per generare il primo frutto. Che cresce in dieci. Un millennio per raggiungere la maturità a 30 metri d’altezza. Coco de mer, il cocco di mare, la creatura più straordinaria del mondo vegetale. Secondo una leggenda, l’Albero del bene e del male di Adamo ed Eva che germoglia solo alle Seychelles. Dunque il Paradiso Terrestre. Paradiso, di certo, queste isole furono per i tanti schiavi qui liberati dalle navi negriere dopo il voto del parlamento di Londra nel 1833. Non paradiso, ma isole del tesoro, invece, sono state terre e atolli incastonati in un mare turchese per pirati e bucanieri che nel Settecento ne fecero base per le scorrerie nell’Oceano Indiano. Ancora oggi a Bel Ombre si cerca il bottino nascosto da un corsaro francese dopo l’assalto a una nave del Portogallo. Scoperte dai navigatori arabi nel VII secolo, le Seychelles finirono nelle prime carte geografiche dai portoghesi dopo che Vasco Da Gama le scoprì nel 1505. Colonia francese, furono cedute all’Inghilterra da Luigi XVIII con ratifica del Congresso di Vienna. Abitate da poco più di 200 anni, solo nel 1976 l’indipendenza e la repubblica presidenziale. Il risultato? Uno straordinario crogiuolo di razze africane, malgasce, indiane, mascarene, arabe ed europee.
Per raggiungerle voli Air Seychelles da Malpensa e Roma (www.airseychelles.it) in questo periodo scontatissimi. Occasioni e pacchetti cliccando anche il sito ufficiale www.seychelles.travel/it. Grande storia passata e piccole storie più recenti. Come Roman Polansky che qui gira i suoi Pirati. O la regina Elisabetta che, arrivata a Victoria per inaugurare l’aeroporto nel 1973, volle festeggiare l’anniversario di matrimonio con il principe Filippo. La scelta cadde sulla superba baia di Anse Louis, una delle spiagge più belle dell’isola di Mahè dove venne organizzato un regale pic-nic. La penisola è oggi privata e vi sorge il Maia Luxury resort & Spa (www.maia.com.sc) un cinque stelle esclusivo, membro di The leading small hotels of the world e premiato come Miglior resort dell’Oceano Indiano 2008 ai World travel awards, le olimpiadi del settore. Trenta ville indipendenti di 250 metri, camera con terrazza, daylounge e daybed, terrazzo con gazebo dove cenare o far colazione, infinity pool esterna privata con vista sull’Oceano Indiano e maggiordomo personale (dalla squisita gentilezza tutta bhalinese). Costruzioni secondo i criteri della bioarchitettura con materiali naturali a scarso impatto ambientale. Del pluripremiato architetto Bill Bensley anche il progetto di interior design che utilizza legni e tessuti seychellois. Il tutto immerso in 12 acri di giardino tropicale, una «giungla ordinata» con 300 differenti specie di piante esotiche ed endemiche tra cui cannella, orchidee, hibiscus, eliconie. Da sogno la spa, con i massaggi e i trattamenti a base di oro o caviale griffati La Prairie, i maestri di yoga, shiatzu o qi gong. Facile capire perché Ingrid Betancour, appena uscita dall’incubo dei quasi sette anni passati nella giunga rapita dai guerriglieri delle Farc, abbia scelto proprio l’ospitalità del Maia e per trascorrere un mese con i figli. Un ritorno, dato che il marito, diplomatico, era stato numero due dell’ambasciata francese alle Seychelles. Ospiti abituali sono anche il re del Marocco (che fa cambiare tutti i mobili della stanza), il sovrano del Bahrein, un ministro belga, star di Hollywood.

Valore aggiunto è la sapienza elegante del direttore, il giovane francese Frederic Vidal. Il costo? Se lo chiedete, è una vacanza che non fa per voi. «Alcune persone - ripeteva Coco Chanel - credono che il lusso sia l’opposto della povertà. Non lo è. È l’opposto della volgarità».

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