La Camera in imbarazzo rinvia gli aumenti

da Milano

Che stiano prendendo tempo in attesa che l’opinione pubblica si distragga o che si tratti di opportuna retromarcia non è dato sapere. Di fatto, le denunce sul nuovo aumento degli stipendi dei deputati, in allineamento a quelli dei senatori dopo il no di Palazzo Madama al congelamento degli scatti automatici, hanno sortito un primo effetto. Ieri il questore anziano di Montecitorio, Gabriele Albonetti, ha fatto sapere che quei 200 euro lordi in più in busta paga non arriveranno, almeno non a gennaio: il tema «per ora non è all’ordine del giorno né del collegio dei questori né dell’ufficio di presidenza della Camera». La questione però «va affrontata», non fosse altro che molti deputati, rivela Albonetti, «hanno chiesto per iscritto al presidente Bertinotti di provvedere all’allineamento delle loro indennità con quelle dei senatori», incuranti degli appelli al taglio dei costi della politica ma forti della Costituzione, che non prevede disparità fra le due Camere.
E sulla questione ora si rischia lo scontro istituzionale. Perché ieri Bertinotti ha fatto sapere che «non intende cambiare la decisione già presa sul blocco delle indennità», e Albonetti ha detto chiaro che l’unica soluzione per evitare i ricorsi da una parte e una figuraccia dall’altra sarebbe «chiedere al Senato di tornare sui suoi passi». A mettere alle strette il presidente del Senato Franco Marini è stato il senatore Francesco Storace, che con una lettera gli ha formalizzato la rinuncia ad aumento e arretrati della propria indennità. «Marini mi dovrà rispondere per forza, e sono intenzionato ad aprire un contenzioso legale», ha annunciato il segretario de La Destra, lasciando implicitamente intendere quale piccola rinuncia sarebbe per ogni parlamentare, considerato che lui quei soldi in più che pure riceve dal luglio scorso li ha scoperti «leggendo i giornali». Per la comunità, invece, si tratterebbe di un milione e 400 mila euro, fa notare il deputato dell’Idv Stefano Pedica, se i parlamentari ogni anno devolvessero il «vergognoso» aumento a un fondo «per le vittime della strada, del lavoro e del dovere», a cominciare «dai familiari delle vittime della TyssenKrupp».


Levata di scudi contro l’aumento anche da Forza Italia e An, con Guido Crosetto e Maurizio Gasparri a chiederne «il blocco immediato», e dalla Lega, con Roberto Calderoli a ricordare come il suo emendamento contro gli scatti «fu bocciato da tutta la maggioranza e parte dell’opposizione».

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