Campi nomadi, il piano del Comune «Così li chiuderemo entro un anno»

ESEQUIE Palazzo Marino pagherà il funerale e il rimpatrio della salma di Enea

Il ragionamento è lucido e non fa una piega. Parte da un presupposto semplicissimo: i campi rom sono il primo nemico dell’integrazione, il luogo dove si consumano violenze, si incancreniscono situazioni di sfruttamento, malavita e criminalità. E quindi, l’unica soluzione per mettere fine a queste zone franche è chiuderli, smantellarli definitivamente. Mariolina Moioli è assessore alle politiche sociali dal 2006. Si ricorda ancora il giorno in cui il sindaco Moratti le disse che aveva due compiti: risolvere la questione nomadi e metter mano al flagello del caldo per gli anziani. Si sistema sulla sedia del suo ufficio e inizia a snocciolare i dati di tutto quello che è stato fatto in questi tre anni per l’emergenza rom e di quello che si farà nel prossimo. Con una scadenza che prima di tutto vuol essere una promessa di sicurezza per i milanesi e per gli stessi nomadi: «Entro il 2011 sgombereremo tutti i campi». Triboniano sarà il primo ad essere smantellato entro la fine del 2010. E poi a seguire tutti gli altri. «Al posto di Triboniano ci saranno le strade per l’Expo e chissà forse tornerà a vivere il laghetto lì accanto - spiega l’assessore -. In via Idro faremo un’area di sosta temporanea, non solo per i rom, ma per tutte le emergenze con regole nuove e una riduzione della zona attualmente occupata con un presidio sociale 24 su 24 ore». E ancora: Chiesa Rossa che è il campo peggiore in assoluto, quello con la più alta densità di delinquenti, verrà alleggerito di molto. In via Impastato, ci abita soltanto un nucleo familiare, ma c’è qualcuno che ha una casa di proprietà e verrà allontanato. Via Novara, Negrotto, Bonfadini cancellati. Martirano ridimensionato. «Da tre anni abbiamo censito i rom nei campi regolari - spiega l’assessore -. Progressivamente le presenze si sono ridotte: se ne sono andati, hanno trovato una casa in affitto oppure sono stati allontanati applicando il regolamento del commissario straordinario per l’emergenza nomadi». Ecco i numeri: nel 2008 i nuclei residenti negli accampamenti regolari erano 374, 1.496 persone. Ad oggi con provvedimenti di allontanamento già attuati e in fase di esecuzione, sono 279 nuclei e 1.086 persone. Il ministero dell’Interno ha messo a disposizione 13 milioni e rotti per l’emergenza: più di nove milioni serviranno per gli interventi strutturali, e cioè lo smantellamento dei campi, la riqualificazione delle aree, la costruzione di quelle di sosta temporanea. Gli altri 4 milioni verranno usati per le azioni sociali. Che vuol dire l’accompagnamento verso l’autonomia delle famiglie, dei minori verso l’integrazione, verso il lavoro e il sostegno sociale. «Con attenzione particolare a quelli con cittadinanza italiana - precisa Moioli -. E se qualche italiano avrà titolo ad avere una casa popolare l’avrà, attraverso le normali vie di inserimento abitativo». L’obiettivo è quello di seguire le famiglie che hanno già iniziato un percorso di inserimento lavorativo e di sostenerle. «Se un rom trova una casa in affitto, ma ha figli e moglie a carico, allora per un certo periodo il privato sociale gli metterà a disposizione alcuni soldi - continua l’assessore -. Per un anno vengono seguiti. L’inserimento deve essere pieno per evitare che si creino situazioni di illegalità».

L’assessore fa una pausa, ripensa alla morte del piccolo Emil nella sua baracca di via Novara. «Il funerale e il rimpatrio della salma glielo pagheremo noi, come assessorato. Glielo ripeto: il campo è il peggior nemico di questa gente».

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